Messa di Beatificazione del giudice Livatino streaming e diretta tv: dove vedere la celebrazione
Messa di Beatificazione del giudice Livatino streaming e diretta tv: dove vedere
Questa mattina, domenica 9 maggio 2021, alle ore 10 dalla Cattedrale di Agrigento ha luogo la Santa Messa con la cerimonia di Beatificazione del giudice Rosario Angelo Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990. Il 22 dicembre papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che ne riconosce il martirio “in odio alla fede”. A presiedere la celebrazione sarà alle 10 il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Ma dove vedere la Messa di Beatificazione del giudice Rosario Livatino in diretta tv e in streaming? Ecco tutto quello che c’è da sapere.
In tv
La Messa di Beatificazione del giudice Livatino si tiene oggi, domenica 9 maggio 2021, alle ore 10 dalla Cattedrale di Agrigento. La celebrazione è presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Tutti i fedeli possono collegarsi in diretta dalle 10 in chiaro su Rai 1 (canale 1 o 501 – versione HD – del digitale terrestre, 101 del decoder Sky). La Santa Messa sarà visibile in diretta anche su Tv2000, disponibile al tasto 28 del digitale terrestre, sul 18 di Tivùsat e al canale 157 di Sky. Dalle 12 sugli stessi canali sarà possibile seguire la recita del Regina Coeli da Piazza San Pietro con Papa Francesco.
Messa Beatificazione giudice Livatino streaming live
Non solo tv. La celebrazione sarà visibile anche in live streaming tramite la piattaforma gratuita, previa registrazione, RaiPlay.it che permette di seguire i vari programmi in onda sui canali Rai da pc, tablet e smartphone. Oltre a Raiplay si potrà seguire tutto anche sul sito di Tv2000.
Chi era il giudice Livatino
Abbiamo visto dove vedere in diretta tv e in streaming la cerimonia di Beatificazione del giudice Livatino, ma chi era? Rosario Livatino è stato ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990. Si è scelto di beatificarlo il 9 maggio perché ricorre l’anniversario della visita nel 1993 di San Giovanni Paolo II ad Agrigento, con la sua famosa “invettiva” contro la mafia: “Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!”. Poche ore prima il Pontefice aveva incontrato i genitori di Livatino.
Papa Francesco nell’udienza al Consiglio superiore della magistratura, il 17 giugno 2014, aveva definito il giudice “testimone esemplare, giudice leale alle istituzioni, aperto al dialogo, fermo e coraggioso nel difendere la giustizia e la dignità della persona umana”. Rosario Livatino venne ucciso mentre da solo, sulla sua utilitaria, si stava recando da Canicattì, doveva viveva coi genitori, al tribunale di Agrigento. Senza scorta, che, pur cosciente delle minacce, non aveva mai voluto perché, spiegava “non voglio che altri padri di famiglia debbano pagare per causa mia”, accettando così il martirio.
La motivazione che spinse i gruppi mafiosi di Palma di Montechiaro e Canicattì a colpire il servo di Dio, si legge nel documento che ha annunciato la decisione di papa Francesco, “fu la sua nota dirittura morale per quanto riguarda l’esercizio della giustizia, radicata nella fede. Durante il processo penale emerse che il capo provinciale di Cosa Nostra Giuseppe Di Caro, che abitava nello stesso stabile, lo definiva con spregio “santocchio” per la sua frequentazione della Chiesa. Dai persecutori era ritenuto inavvicinabile, irriducibile a tentativi di corruzione proprio a motivo del suo essere cattolico praticante”.