Mauro Corona dice addio a Cartabianca e confessa: “Dipendo dall’alcol e ho pensato di impiccarmi”
Mauro Corona, le confessioni shock e l’addio a Cartabianca
Lo scultore, alpinista e scrittore Mauro Corona, ospite fisso del talk show politico #Cartabianca di Bianca Berlinguer, ha rilasciato un’intervista a Repubblica in cui ha annunciato l’addio alla tv (questa sarà la sua ultima stagione) e si è lasciato andare a un lungo e drammatico sfogo.
“Ho capito di poter fare a meno anche della televisione. Quella che comincia l’8 settembre sarà la mia ultima stagione in video. Ho firmato un contratto, 500 euro a puntata, devo rispettarlo per necessità famigliari. – ha dichiarato Mauro Corona – So che Repubblica rispetterà il mio terribile segreto. Ma l’istinto mi dice che ormai sono già visto e che non posso più fare la foglia di fico stesa sopra il vuoto. Appena libero, tornerò a riempire la mia fontana, rimasta secca”.
L’alpinista ha appena compiuto 70 anni lo scorso 9 agosto. “La prima domanda oggi la faccio io: se non fossi finito a fare il pagliaccio in tivù, Repubblica sarebbe qui a intervistarmi? La risposta è no. Il problema, nella vita privata e in quella pubblica, è questo: tutti siamo schiavi della notorietà perché il resto non ha più un valore riconosciuto. Soldi e successo sono proporzionali alla fama e da questa droga non si salva nessuno”, continua Corona.
Poi spiega: “Io sono un cattivo esempio, figlio di pessimi esempi. Dipendo dall’alcol, per questo mi accompagna la tentazione del suicidio. Finito questo colloquio vado al bar a bere. È orrendo: distruggo me e le persone che mi restano vicino. Non dico che smetterò: mi terrorizza sapere di non volerlo fare. Il punto è che non si può diventare i bambini che non si è stati. Agli altri chiedo solo di essere diversi da me”.
Infine la confessione shock: “Negli ultimi anni ho pensato più volte di impiccarmi. Non l’ho fatto per salvare la dignità di chi mi è rimasto vicino. Prima sentivo un vuoto. Ci sono voluti anni per capire che quel vuoto era il bisogno di essere riconosciuto, ammirato, persino invidiato e fermato per strada. Lo ammetto: ho voluto diventare famoso per cattiveria e in parte per vendetta”, conclude Mauro Corona.