Mafia Capitale, Formigli: “Buzzi voleva essere pagato per venire ospite a Piazzapulita, gli abbiamo detto di no”
Mafia Capitale, Formigli: “Per Buzzi cachet alto, non sarà a Piazzapulita”
“Come avevo anticipato in diverse interviste alla vigilia della nuova stagione, Salvatore Buzzi sarebbe dovuto essere ospite di Piazzapulita. Lo avrei intervistato a tutto campo sui crimini per i quali è stato condannato e sul sistema corruttivo di cui lui e Massimo Carminati facevano parte. Buzzi, parlando direttamente con me, aveva garantito la sua presenza. Successivamente ha però chiesto un cachet sostanzioso: insomma ha messo come condizione per comparire in tv quella di essere profumatamente pagato. La nostra decisione, d’accordo con La7 e il direttore Andrea Salerno, è stata di non accettare la sua richiesta. Per questo domani non vedrete Salvatore Buzzi a Piazzapulita”. Con queste parole Corrado Formigli, conduttore del talk show politico di La7 del giovedì sera, ha anticipato su Facebook che nella puntata di domani non ci sarà, contrariamente a quanto indicato in precedenza, il ras delle cooperative rosse principale accusato – insieme a Carminati – nel processo che ha preso il nome di Mafia Capitale, o Mondo di mezzo.
A giugno scorso Buzzi è tornato libero per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare. Per lui, come per Carminati, è stato disposto l’obbligo di firma. Quella di domani, dunque, sarebbe stata la prima apparizione in tv del fondatore della cooperativa 29 giugno dopo l’inizio del processo.
Chi è Salvatore Buzzi
Salvatore Buzzi è il fondatore della cooperativa 29 Giugno, usata secondo gli inquirenti per distrarre ingenti quantità di denaro a favore suo e dei sodali del suo clan. Nato a Roma nel 1955, Buzzi è stato condannato a 30 anni di carcere nel 1980 per aver ucciso un suo collega di banca con cui organizzava alcuni furti. In prigione Buzzi si è laureato e si è distinto come un detenuto modello. Nel 1985 ha fondato la cooperativa 29 giugno, che si occupa di dare lavoro a detenuti. Nel 1994, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro gli ha concesso la grazia.
Il processo di Mafia Capitale
La possibile esistenza di un’organizzazione criminale nota con il nome Mafia Capitale è emersa con l’operazione “Mondo di mezzo” ed è divenuta nota il 3 dicembre 2014, quando furono arrestati Buzzi, Carminati e decine di altre persone tra cui l’ex capo di gabinetto del comune di Roma Luca Odevaine, l’ex amministratore di Ama Franco Panzironi e l’ex amministratore delegato di Eur spa Riccardo Mancini (morto nel giugno 2018 dopo che la sua posizione era stata archiviata).
Una seconda ondata di arresti nell’ambito dell’inchiesta è arrivata nel giugno 2015, quando altre 44 persone finirono in manette, tra cui diversi esponenti politici locali. Secondo gli inquirenti, tra queste persone sarebbe esistito un sodalizio criminale attivo in vari settori, che avrebbe loro permesso di ottenere soldi pubblici per l’assistenza ai migranti ed ottenendo appalti e finanziamenti grazie alle persone a loro vicine nelle istituzioni, talvolta senza sapere di essere usate dai membri dell’organizzazione.
Nella sentenza di primo grado, arrivata a luglio 2017 ed emessa dalla decima sezione del Tribunale penale di Roma, l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso è stata derubricata ad associazione per delinquere semplice, mentre sono state confermate le accuse di corruzione e turbativa d’asta. Nella sentenza di secondo grado, invece, la Corte d’Appello ha stabilito che si è trattato di mafia, riconoscendo il 416 bis e ribaltando così la sentenza di primo grado. Buzzi, in quell’occasione (era settembre 2018), è stato condannato a 18 anni e 4 mesi, mentre Carminati a 14 anni e 6 mesi. Le loro condanne sono state ridotte rispettivamente di 5 anni e 5 mesi in meno per Carminati e 6 mesi in meno per Buzzi.
La Corte di Cassazione, a ottobre 2019, si è espressa poi in merito alla sentenza d’appello. L’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso è stata nuovamente derubricata ad associazione semplice, mentre per ricalcolare le pene di Buzzi, Carminati e degli altri indagati sarà necessario un nuovo processo d’appello.
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