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Chi è Gianfranco (Gianni) Franciosi, Marco Merani nella serie Gli orologi del diavolo

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Chi è Gianfranco (Gianni) Franciosi, Marco Merani nella serie Gli orologi del diavolo

Dal 9 novembre su Rai 1 va in onda Gli orologi del diavolo, fiction che racconta la storia di Marco Merani (nella realtà: Gianfranco (Gianni) Franciosi), un uomo – intrepretato da Beppe Fiorello – motorista nautico dalle indiscusse qualità che si è ritrovato suo malgrado invischiato in un traffico di droga internazionale e a fare da talpa, collaborando con la Polizia. Ma chi è Gianni Franciosi (Marco Merani nella fiction)? Gianfranco Franciosi nasce a Berna, in Svizzera, circa quarant’anni fa (“Ho sangue spagnolo nelle vene – ha raccontato -. È per questo che i trafficanti sudamericani si sono fidati di me. Loro degli italiani non si fidano”). Ma è nella città di La Spezia, in Liguria, dove i genitori si erano trasferiti per aprire un ristorante, che scopre la sua strada. “Mio padre avrebbe voluto che diventassi ristoratore come lui. Ma io avevo altro in mente. Volevo costruire imbarcazioni e volevo farlo con le mie mani. All’epoca ancora non avrei mai potuto immaginare che sarebbe stato proprio il mio lavoro a mettermi sulla stessa strada dei narcotrafficanti”.

Ma cosa è successo a Gianfranco Franciosi? “Erano gli inizi degli anni Duemila e, una mattina, si presentò nel mio cantiere un uomo che disse di avere un’attività di diving e che voleva che realizzassi per lui gommoni da 30/40 posti. Sono tantissimi, considerato che in media questo tipo di imbarcazioni trasporta 10 persone – ha raccontato più volte Franciosi -. Mi pagò regolarmente, con tanto di bonifico e non ci pensai più”. Fino a quando tre mesi dopo vide al telegiornale la faccia di quell’uomo. Si chiamava Giuseppe Valentini, detto Tortellino, ex banda della Magliana, ammazzato a Roma. “Mi sentii gelare il sangue. Non appena riacquistai un po’ di lucidità andai dritto alla Polizia. Non sapevo se, realizzando per loro dei gommoni, io avessi commesso un reato. Ma il pagamento era stato regolare. Quindi mi dissero che ero a posto. E che, anzi, avrei potuto aiutarli dicendo loro tutto quanto sapevo su Valentini”.

Poi ci furono ben tre anni di silenzio. “Un giorno, arrivando in cantiere all’alba, trovai tre uomini che evidentemente conoscevano bene le mie abitudini. Mi dissero: “Ci manda Tortellino”. Sapevo che era morto e lo feci loro notare. Ma mi risposero a tono: “Appunto, ricordati che ci manda lui”. E allora capii di non avere scelta e che avrei dovuto ascoltarli”. Volevano altri gommoni. “Temporeggiai apposta perché volevo andare ad avvisare la Polizia. Mi dissero di assecondarli e io realizzai un gommone da 300mila euro. Mi diedero un acconto da 50mila. Tutti in contanti. Peccato non fossi a conoscenza del fatto che le persone con le quali avevo a che fare fossero legate al clan dei Di Lauro. Non solo. C’era anche Elias Pineiro Fernandèz, boss del narcotraffico internazionale”.

Pronta l’imbarcazione (con microspie e placche satellitari piazzate dalla Polizia), gliene chiesero una seconda. “Non ce la facevo più – ha raccontato Gianfranco Franciosi ricordando quel periodo -. Ero esasperato da quella situazione, anche perché ero sposato, avevo figli. Il giorno della consegna ricordo che c’era il mare agitato, pur di farli sparire dissi loro che il gommone poteva navigare. E glielo dimostrai prendendo il timone. Quella fu la mia rovina. D’accordo con la Polizia andai con loro verso la Spagna, ma ci furono problemi di comunicazione con la Gendarmeria. E io, dopo una serie di traversie come la perdita del Gps, mi ritrovai in carcere in Francia con l’accusa di concorso in traffico internazionale di droga dove trascorsi 7 mesi e 21 giorni”.

gli orologi del diavolo beppe fiorello

Successivamente, grazie a Gianni Franciosi, la Polizia riuscì a sequestrare oltre 12 tonnellate di cocaina purissima per un valore di 270 milioni di euro. Fine della storia? Niente affatto. Su di lui pendeva una taglia messa dai trafficanti. E per questo fu inserito nel programma di protezione testimoni di giustizia. “Ma me ne tirai fuori. Secondo me non funzionava. Non capivano quanto la mia famiglia ed io fossimo davvero in pericolo. Quando tornai alla vita cosiddetta normale, non trovai più né la mia casa, né il mio cantiere che era stato distrutto dall’inondazione del fiume Magra. E lo Stato mi liquidò con 73mila euro. Una cifra che non mi permetteva neanche lontanamente di ripartire”.

Franciosi – interpretato ne Gli orologi del diavolo (su Rai 1) da Beppe Fiorello con il nome di “Marco Merani” – fu il primo a fare causa al Ministero degli Interni. “Mi fecero una proposta transattiva per non mostrare più la mia faccia in tv. Così riuscii a rimettere in piedi la mia attività. Ora sono il primo costruttore di imbarcazioni elettriche in Italia. Sono tornato alla mia grande passione. Ma la malavita non si è dimenticata di me. Nel 2016 mi hanno fatto esplodere il cantiere in Liguria e sono stato più volte oggetto di atti intimidatori”. Oggi Gianfranco Franciosi conduce una vita da sorvegliato. Di lui si occupano sia le Forze dell’ordine che dei civili che lo accompagnano in occasione dei suoi incontri con la cittadinanza. “Se indosso il giubbotto antiproiettile? Ci vivo”.

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