Chi è Deborah Colucci, istruttore de La Caserma
Chi è Deborah Colucci, istruttore de La Caserma
Chi è Deborah Colucci, uno degli istruttori de La Caserma? Il nuovo docu-reality di Rai 2 vede ventuno ragazzi seguire un percorso di formazione militare, tra rigide regole da rispettare. Parole d’ordine saranno disciplina, doveri, convivenza, addestramenti e dure esercitazioni. I concorrenti sono “affiancati” da alcuni istruttori professionisti che rispondono all’istruttore capo, Renato Daretti. Tutti gli istruttori sono di estrazione militare. Tra questi Deborah Colucci. Ecco chi è l’istruttore (o istruttrice) de La Caserma.
Si tratta di un’allenatrice militare e atleta della Spartan Race proveniente dalla Basilicata che vive in provincia di Roma. Nel 2018 ha vinto la Spartan Race di Orte nella categoria Sprint (1:23:34) e la Spartan Super 13 km di Misano Adriatico (2:04:48). L’anno successivo si è classificata terza alla Spartan Race Super Age Group e sesta alla Spartan Race di Orte. Il suo motto è: “Oso credere”. Alcune curiosità sull’istruttore de La Caserma: ama viaggiare (è stata tra l’altro in Giordania, in Thailandia e in Grecia)e ha un cane. Su Instagram Deborah Colucci è attualmente seguita da 570 persone.
La Caserma: cosa è e come funziona
Il programma (che non ha alcuna collocazione temporale) è un mix tra romanzo esperienziale e adventure, con l’idea di raccontare i ventenni del 2020 che gli autori del programma descrivono come “una generazione profondamente matura, capace di leggere la tradizione, proiettarsi nel futuro e ben consapevole di se stessa”. Tra i 18 e i 23 anni, i protagonisti sono ragazzi “comuni”. Studenti, lavoratori o appartenenti alla sempre più nutrita categoria dei neet, i giovani inattivi che non studiano e non cercano un lavoro. Attraverso un training ispirato alla disciplina militare, si troveranno ad affrontare duri addestramenti, percorsi ginnici, corse zavorrate, camouflage, escursioni in esterna, e poi suggestive arrampicate e spettacolari traversate di un ponte tibetano. Questi giovani avranno dunque trenta giorni per superare i propri limiti, per crescere e diventare un po’ più adulti. Scopo del programma sarà la formazione di un gruppo solidale e unito: ciascuno dei protagonisti dovrà sviluppare il “senso del fare” – sfruttando le capacità e superando le divergenze – per un unico obiettivo, essere una squadra.