Bruno Vespa: “Mio figlio? Mi spiace che per lui ci sia un tetto di cristallo. Subii il fascino di Saddam Hussein”
Bruno Vespa, storico giornalista e conduttore di Porta a Porta, quest’anno festeggia 60 anni in Rai e in una lunga intervista al Corriere della Sera ha raccontato della sua carriera, ma non solo. “Il primo lavoro a 18 anni, durato sei anni, fu trasmettere due volte al giorno alla sede di Pescara le notizie da L’Aquila, dove c’era anche una grande società dei concerti”, ha raccontato. Poi nel 1968 partecipò al concorso che gli permise di entrare al TG1. Nel ’69 diede la notizia che Pietro Valpreda sarebbe stato il colpevole della strage di Piazza Fontana, “cosa che mi è stata rinfacciata per decenni. In tutti questi anni, se la sono presa con me per le ragioni più disparate”. Intervistò i personaggi principali della politica degli anni ’70 e ’80, poi nel ’78 diede la notizia in diretta del ritrovamento di Aldo Modo, “non ci volevo credere, rimasi in onda dalle 9.30 del mattino alle 2 di notte. Ero solo in studio, mi presi una responsabilità enorme poi condivisa con il direttore”.
Tra le interviste che Bruno Vespa ricorda maggiormente quella a Gianni Agnelli, “Il suo attacco a Enrico Berlinguer fu memorabile. Quando lasciò la presidenza a Cesare Romiti, per la prima volta, sembrò subire le domande. E dovetti fare lo slalom per ignorare il tema successione: il figlio Edoardo era ancora vivo, lui era innamorato del nipote Giovannino”, e quella a Saddam Hussein. “Il governo non voleva che la facessi e tentò di non mandarla in onda. Fu un’intervista molto dura, eravamo due Paesi virtualmente in guerra e io subii il grandissimo fascino di Saddam”. Poi ha parlato di quando Papa Wojtyla lo telefonò in diretta nel ’98: “Non se l’aspettava neanche Navarro Valls che era in studio con me. Lamentava che il regime gli facesse mancare perfino la carta per stampare i giornali cattolici. Non ho mai visto una messa come quella che vidi lì. Ho ripensato a quella concentrazione devota facendo la diretta da Leopoli il Venerdì santo scorso: è stato così che ho capito che gli ucraini non si arrenderanno mai”.
Poi qualche parola sulla moglie (Augusta Iannini, conosciuta nel 1971 e sposata nel 1975): “Si è insinuata nella mia vita mettendo in ordine i miei ritagli di giornale. Discutiamo tutti i giorni, abbiamo caratteri conflittuali, ma nessuno dei due riuscirebbe a fare a meno dell’altro”. E sui figli Federico e Alessandro, in particolare il primo, anche lui giornalista: “Mi spiace che per lui ci sia un tetto di cristallo. Temo sia vero ciò che ha scritto Maurizio Costanzo: usando uno pseudonimo, lavorerebbe di più. Eppure, in Rai, i “figli di” non mancano”. Infine su se stesso: “Nessuno sa che sono romanticissimo, affettuoso e, che, ci mancherebbe altro, anch’io ho bisogno di affetto”.