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Fuori Fazio, dentro il figlio di Travaglio (un rapper): la nuova Rai M5s-Lega

Immagine di copertina
Fabio Fazio e, a destra, Marco Travaglio con il figlio Alessandro

Alessandro Travaglio, in arte Trava, è in pole position per scrivere la sigla di "Popolo Sovrano", il programma di Rai Due che prenderà il posto di "Nemo"

Fabio Fazio? Stipendio troppo alto e troppo di sinistra.

Il figlio di Marco Travaglio? Pronto per scrivere la sigla del nuovo programma sovranista di Rai Due voluto da Carlo Freccero, come riporta Repubblica.

È uno spaccato della televisione di stato targata M5s-Lega. Intendiamoci, il figlio del direttore del Fatto Quotidiano, Alessandro Travaglio, ha tutte le carte in regola per comporre la sigla di Popolo Sovrano, la trasmissione che prenderà il posto di Nemo sulla seconda rete.

Musicista di genere rap, Travaglio junior ha partecipato a Italia’s Got Talent su Sky, riscuotendo un buon successo di visualizzazioni su youtube, ed è comparso con il padre in una puntata di Scherzi a parte.

Il 23enne, nome d’arte Trava, secondo quanto scrive Goffredo De Marchis è la prima scelta di Freccero non solo per la sigla, ma anche per il trailer di Popolo Sovrano.

“Da Rai2 fanno sapere in via informale che l’ipotesi è vera, che domani si terrà la riunione decisiva per il varo del programma (condotto da Alessandro Sortino) e verrà scelto anche l’autore del tema musicale”, scrive il giornalista di Repubblica.

“A Trava, abbastanza conosciuto nel mondo del rap, è stato chiesto infatti di scrivere un testo originale. Adatto a una trasmissione televisiva ma nelle sue corde. Poi verrà girato il trailer. Il rapper non dovrebbe comparire prestando solo la sua voce e la sua musica”.

Alessandro Travaglio “da anni cerca di separare la sua carriera da quella del direttore del Fatto. ‘Non faccio il giornalista, faccio musica. Non c’entriamo niente uno con l’altro'”.

Eppure, come nota De Marchis, ci sono diverse circostanze che legano in qualche modo il destino del direttore del Fatto con quello del figlio.

La nuova Rai è infatti a forte impronta M5s-Lega (non potrebbe essere altrimenti dal momento che sono i due partiti al governo). Marco Travaglio dirige un giornale vicino ai Cinque Stelle, così come vicino ai Cinque Stelle è il nuovo direttore di Rai Due Carlo Freccero, che ha fortemente voluto la trasmissione Popolo Sovrano.

Insomma, difficile non rilevare qualche bizzarra convergenza.

Tutto questo proprio in una fase in cui la Rai è in procinto se non di cacciare, quanto meno di rendere la vita molto difficile a volti storici della tv di stato come Fabio Fazio.

Lo scontro con Salvini, di recente sul tema dei migranti, ha infatti generato un clima irrespirabile per Fazio all’interno della stessa Rai.

Il pressing della direttrice di Rai Uno Teresa De Santis (scelta dalla Lega) sul conduttore è diventato ormai quasi insostenibile.

Un pressing che farebbe parte di una strategia volta ad esasperare Fazio e a convincerlo sull’opportunità di cambiare aria.

Un esempio? “De Santis ha ordinato a Fazio di rispettare al secondo la scaletta delle pubblicità – scrive Goffredo De Marchis – Nella puntata del Giorno della memoria, si è stati costretti perciò a tagliare l’intervento di un sopravvissuto alla Shoah. Molti utenti dei social lo hanno notato. In più la direzione di Raiuno ha chiesto a Fazio di chiudere tassativamente il programma del lunedì alle 23.59. Non sono ammessi sforamenti di alcun genere”.

La reazione di Fazio, come si può intuire, è stata a dir poco stizzita. Nella puntata di “Che tempo che fa” di domenica 3 febbraio il conduttore si è lasciato scappare una battuta che rivelava tutta la frustrazione per il trattamento ricevuto di recente. “Sto pensando di espatriare”, ha detto.

Del resto, solo poche ore prima era arrivato l’ennesimo attacco, stavolta a firma di Alessandro Di Battista. Il tema era quello classico, il maxi-stipendio.

“È giusto un adeguamento dei contratti di Fazio e Vespa. Sono giornalisti e guadagnino come loro (massimo 240.000 euro lordi all’anno)”, ha scritto Di Battista in un post, aggiungendo che “qua i sacrifici li fanno tutti tranne i politici o i conduttori RAI”.

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