Nino Frassica: “Ho quasi ucciso Arbore con un messaggio anonimo. Terence Hill? Vive da monaco”
Nino Frassica: “Ho quasi ucciso Arbore con un messaggio anonimo”
Da Renzo Arbore a Terence Hill fino ad Alberto Sordi: Nino Frassica si racconta in occasione dell’uscita del suo libro Piero di essere Piero.
Intervistato dal Corriere della Sera, il comico e attore racconta il primo incontro con Alberto Sordi: “Feci scena muta. Nella serata dei David di Donatello, io dovevo fare uno sketch. Lo vidi, mi avvicinai, lui mi diede un pizzicotto sulla guancia, poi se ne andò. Non fui in grado di dire una parola”.
“Sono siciliano, di Galati Marina, frazione di Messina. Sono uno che non ama chiedere, tanto è vero che quando volevo fare l’attore a tutti i costi sognavo di lavorare con Renzo Arbore ma non mi proposi mai” racconta ancora Nino Frassica.
Poi l’arrivo a Quelli della notte: “Mi feci dare il numero di telefono di Renzo. Ogni giorno gli lasciavo un messaggio anonimo nella segreteria telefonica”.
In quei messaggi “recitavo. Inscenavo piccoli spettacoli solo per lui, senza chiedere nulla e senza dire chi ero. Lo corteggiai così”. Fu preso ma “non prima di averlo quasi ucciso: in seguito mi raccontò che ogni sera correva ad ascoltare i messaggi della segreteria e una volta stava mangiando una mela. Cominciò a ridere in modo così convulso che quasi si strozzò”.
In quel programma “si improvvisava, ma con intelligenza. Non puoi improvvisare e basta, devi conoscere bene dove sei e quello che stai facendo. Ancora oggi, in Don Matteo, a me capita di improvvisare nei panni del commissario Cecchini, ma guai a farlo senza sapere tutto del contesto”.
Su Terence Hill, invece, rivela: “Non pensavo che esistesse davvero. Quando mi chiamò al telefono la prima volta pensai a uno scherzo e non avevo tutti i torti, perché la sua voce prima di allora non l’avevamo mai sentita, era stata sempre doppiata”.
Nino Frassica rivela che Terence Hill ancora oggi “corre 20 chilometri al giorno con un minifrigo da hotel sulla schiena. Ovviamente non è vero, anche se poche persone come lui hanno un’energia di così lunga durata. Merito delle sue abitudini sane e quasi monacali. Pensi che una volta finimmo una stagione e decidemmo di fare una grande festa, una baldoria. Glielo dicemmo e lui rispose: ‘Benissimo, facciamo intorno alle sette di sera?'”.
Ma anche con Raoul Bova (l’attuale protagonista della serie, ndr) “si lavora benissimo. Sapesse che risate che ci facciamo. Le confesso un’altra cosa. Quando dobbiamo fare delle interviste, ci mettiamo d’accordo e facciamo in modo di usare sempre una parola decisa dall’inizio. Per esempio una volta scommettemmo che avrei usato il termine Supercalifragilistichespiralidoso. Lui era sicuro che non ce l’avrei fatta, ma io riuscii a infilarla”.