Nino D’Angelo a TPI: “La povertà è l’odore che ti porti sempre addosso”
"Draghi sta facendo bene. Ma anche Conte è stato all’altezza. Il Covid? Ho temuto di morire". Sul nuovo numero di TPI, in edicola da venerdì 10 dicembre, l'intervista al cantante napoletano
Mi chiedo da cosa devo essere sdoganato esattamente. La mia carriera è iniziata 44 anni fa. Ho fatto tanti film, tanti mutamenti, non so quanti artisti siano cambiati come me, ma ogni volta si grida alla rinascita. O alla nascita.
Non me lo spiego. Forse perché sono un cantante napoletano, o forse perché quello che faccio è unico. E non lo dico con presunzione. In questi anni sono molto cambiato perché, crescere, equivale a una continua trasformazione. Vivere è cambiare.
Io sono sempre il solito ragazzo di San Pietro a Patierno, la periferia di Napoli, un posto dove vai solo se lo stai cercando. La mia esistenza è cambiata con il tempo, ed è stata trasformata dal talento, dal sacrificio e dalla fortuna. Per andare avanti in una carriera ci vuole intelligenza, altrimenti si resta meteore. Adoro chi dura tanto perché vuol dire che ha saputo costruirsi con il lavoro. Pensa a quanto sia stato complesso per Gianni Morandi, o Adriano Celentano, restare protagonisti.
Nel mio caso il lavoro è anche la mia passione. Io ho paura di ritirarmi. Se mi togli la musica, se mi porti via l’arte, mi togli mezza vita. Anzi, forse non mi resta niente.
Il lockdown per me è stato un periodo impossibile. Una valanga di paura è finita su tutti quanti, e ho rischiato di restare sommerso. È difficile raccontare la vita con la morte vicino.
Di morire. Avevo paura per la mia famiglia, e ancora adesso so che non è finita. Bisogna stare attenti e vaccinarsi.
La farò a fine dicembre.
Un po’ sto incazzato, e un po’ capisco la gente che si mette paura. L’unica cosa che ci fa stare un po’ più tranquilli però sono i vaccini. La politica con il coronavirus non dovrebbe avere niente a che spartire. Il Covid-19 è una cosa molto seria, che va oltre le ragioni partitiche. Per prima cosa viene la vita.
Non più.
È diventato tutto un gioco. Pensi che durante un evento senza precedenti, come la pandemia, è caduto il nostro governo. Non è una critica all’insediamento attuale, ma una presa di coscienza dell’irresponsabilità generale.
È un personaggio molto amato, e sta facendo bene. Ma non dimentichiamoci che anche chi c’era prima è stato all’altezza. Però, posso essere sincero?.
La verità è che a me non piace più la politica. Siamo in una perenne campagna elettorale. Si va a votare e poi, chi perde, pensa subito come far cadere il governo. Chi viene battuto non accetta la sconfitta, ma così va male tutto il mondo.