L’attrice Nairobi della serie “La casa di carta” ha attaccato il ministro Salvini
Alba Flores ha condiviso sul suo profilo Instagram l'intervista rilasciata alla versione italiana di Vanity Fair accompagnata dagli hashtag #salvinidimisiòn, #storacism e #stopantigitanismo
L’attrice che interpreta Alba Flores nella serie spagnola firmata Netflix, La casa di carta (La casa de papel), ha condiviso sul suo profilo Instagram l’intervista rilasciata alla versione italiana di Vanity Fair.
Ad accompagnare il post ci cono alcuni hashtag contro il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e le sue politiche contro i flussi di migranti che cercano di raggiungere le coste italiane.
Nel post infatti si legge #OpreRoma #salvinidimisiòn (Salvini dimissioni), #storacism (stop razzismo) e #stopantigitanismo.
L’attrice, originaria di Madrid, ha raccontato la sua esperienza personale e le discriminazioni che ha dovuto subire da giovane.
Alba Flores infatti viene da una famiglia di gitani ed è stata speso vittima di episodi di razzismo a causa delle sue origini.
Sapendo cosa significa non essere accettati, l’attrice si è schierata così apertamente sui social contro il ministro Salvini, chiedendo che si metta fine al razzismo e alla propaganda sulle spalle dei migranti.
Alba Flores, nel corso dell’intervista, ha raccontato un episodio del suo passato in cui è stata discriminata.
“Ho provato il razzismo sulla mia pelle, a scuola”, ha infatti dichiarato l’attrice.
La Flores ha raccontato di quando una bambina nella mensa della scuola le chiese se era gitana.
Quando le rispose di sì, la compagna “corse via per dire alle altre: ‘Buttate il piatto, stiamo mangiando cibo da zingari!'”.
Adesso che è diventata una star della tv, però, questi episodi non si verificano più.
“Se godi di una certa popolarità, nessuno bada al fatto che sei gitana”, racconta l’attrice.
Tuttavia, “la Spagna è razzista e machista, perché questa è l’educazione che ancora riceviamo”.
Alba Flores invece è stata educata alla diversità e al rispetto degli altri, come lei stessa racconta.
“A casa nostra ci sono sempre state grandi tavolate, c’era sempre da mangiare per venti persone di diverse culture, generi, capacità, razza o sessualità”.