L’ex manager Karkadan: “Young Signorino? La moglie ha rovinato il nostro progetto, falsa la storia del figlio, del coma e di Satana”
Parla Karkadan, l'ex manager del trapper
Karkadan si sente deluso da Young Signorino, “mi sento pugnalato”. Al secolo Sabri Jemel, Karkadan non è solo un rapper italo tunisino. Infatti negli ultimi anni ha rivestito anche il ruolo di manager del trapper Young Signorino, come rivela in una intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano.
“Per lui ero un buon consigliere, un ottimo amico, un direttore artistico e anche dj, dato che lo accompagnavo sempre sul palco con la maschera sul volto”.
A mettere fine al loro rapporto professionale e umano è stato però il recente matrimonio del trapper milanese.
Tutta colpa della moglie
Punta il dito contro la moglie di Young Signorino, Karkadan, che ritiene la donna alla base di tutti i dissidi tra i due: “Da quando nella sua vita è arrivata questa donna di 34 anni non è stato più possibile interfacciarsi con lui, è cambiato totalmente, e alla fine si è eclissato da noi. Tutto il team la considera una grande delusione. Persone così in questo ambito si chiamano ‘gold digger’”.
Come spiega Sabri, “sono queste donne che cercano di allontanare gli artisti dagli amici per fare soldi, manipolandoli. Non a caso il suo primo video da quando si è allontanato da noi (Coma Lover, ndr) è stato realizzato da lei. Ma adesso cosa mangeranno, senza date o contratti?”.
“Ma lui ha ancora degli obblighi verso questo management, non si può esentare dall’oggi al domani. Noi non eravamo solo una famiglia artistica per lui, gli facevamo come fonte d’appoggio a livello famigliare. Se si deciderà di andare di fronte a un giudice sarà lui a decidere chi avrà ragione e chi avrà torto”, continua ancora Karkadan.
Progetti sfumati
“Finché questi obblighi erano rispettati c’erano date, feedback, contatti. Eravamo anche in trattativa con delle major discografiche, alcune italiane e altre internazionali. Mancavano solo pochi dettagli per chiudere alcuni contratti per lanciarlo all’estero. Da Dua Lipa ai Radiohead, in tanti si erano accorti di lui. E poi era in programma un libro con Rizzoli. Ora tutto è andato in frantumi”, spiega amareggiato e arrabbiato insieme l’ex manager di Young Signorino.
“Da quando è solo senza di noi l’unica data che ha annunciato è stata quella dei Magazzini Generali a Milano, ma hanno fatto solo 20 biglietti in prevendita e quindi è saltata. Consideravo che le date non fossero un bene per il nostro progetto: lui non era ancora così strutturato o pronto per salire sul palco, ma voleva suonare e suonare e suonare perché era l’unico motivo di guadagno in quel momento”, ha precisato Sabri.
Ma non solo. Anche la storia del figlio pare non sia affatto vera: Young Signorino, al secolo Paolo Caputo, dice che era stato obbligato a dirlo, ma a quanto pare non è affatto vero. “Nessuno gli ha mai detto cosa dire. Ha inventato tutto lui, così come la cosa del coma, della clinica psichiatrica, di Satana”, aggiunge l’ex manager.
Il Marylin Manson italiano
Lo definisce “intrattenimento puro”, Karkadan. “Lui ha mentito sulla sua vita, ma se lui mentiva io dovevo romanzarla al meglio. Non potevo smentire un mio artista e dire ‘no, non è così’. Noi abbiamo solo inventato il personaggio Signorino: la musica, i beat, i testi. Lui voleva essere il Marilyn Manson italiano, e allora noi lo facevamo sentire così”.
“Anzi, dirò di più: eravamo sulle tracce di Manson per un feat, che sarebbe dovuto entrare nel primo disco di Signorino”. Un personaggio controverso, quasi creato a tavolino. “Sì e no. Non l’abbiamo mai fatto sentire così, lui era complice ed era entrato nella parte”.
Sul rapporto con la droga, elemento che torna di frequente nei testi di Young Signorino, Karkadan dice che anche lì è “tutto intrattenimento”: “Anzi, io l’ho aiutato ad allontanarsi dalla droga. Mi chiamava papà, e adesso a dire queste cose mi pugnalo da solo. Addirittura ho dormito due settimane su una panchina per farlo stare bene e aiutarlo economicamente”.
Anche la mossa del matrimonio potrebbe rientrare in un grande gioco dell’intrattenimento: “Si parla tanto di rap game? Bene, è questo”.