Cremonini e quella foto del 2016: “Pesavo 100 chili, mi ero annientato”
Cesare Cremonini ha pubblicato sui suoi canali social una foto che racconta un momento difficile della sua vita. L’immagine risale al 2016 e ritrae il cantautore seduto su un letto mentre suona la chitarra.
“La scattò la mia ragazza di allora”, scrive Cremonini. “Stavo iniziando a scrivere ‘Nessuno vuole essere Robin’. Non stavo bene”.
“Pesavo 100 kg”, prosegue l’artista bolognese. “Mi ero annientato per fare un disco. Una cosa stupida. O meglio, avevo annientato i sentimenti nei confronti di chi mi circondava, perché ero entrato in una folle simbiosi con il resto del mondo”.
“Non so come e perché – riflette Cremonini – ma ci ero cascato dentro, in totale connessione con le emozioni delle persone che non conoscevo. Dei ragazzi e delle ragazze che vedevo camminare per strada, dei cuori che non erano il mio ma che amavo lo stesso perché pulsavano dentro alla mia città, delle notizie che ascoltavo in televisione e di chi le annunciava, delle foto che guardavo sui social”.
“Ho capito più tardi che era un peso che alla lunga mi poteva distruggere”, conclude il cantautore. “Ma una notte mi sono seduto sul letto con la chitarra e… come mai sono venuto stasera? Bella domanda…” (“Come mai sono venuto stasera? Bella domanda…” è l’incipit proprio della sua canzone ‘Qualcuno vuole essere Robin’).
Non è la prima volta che il cantautore ex Lunapop parla dei suoi tormenti interiori. Tre anni fa, in una lunga intervista al Corriere della Sera, raccontò di aver sofferto di schizofrenia.
“Quasi ogni giorno, sempre più spesso, sentivo un mostro premere contro il petto, salire alla gola”, disse. “Mi pareva quasi di vederlo. E lo psichiatra me lo fece vedere. L’immagine si trova anche su Internet. ‘È questo?’, chiese. Era quello. Braccia corte e appuntite, gambe ruvide e pelose. La diagnosi era: schizofrenia”.
E ancora: “Venivo da due anni di ossessione feroce per la musica. Sempre chiuso in studio, anche la domenica. Smisi di tagliarmi la barba e i capelli. Lo psichiatra mi chiese cosa mi faceva sentire meglio. Risposi: camminare. Non lavorare; il lavoro era la causa”.