“L’uomo nero” di Brunori Sas vince il premio Amnesty International sui diritti umani
Il brano, contenuto nell'album "A casa tutto bene", è una canzone sull'intolleranza e sulla nostalgia di un tempo di speranze che pochi anni fa sembravano vicine a realizzarsi
“L’uomo nero” di Brunori Sas è la canzone vincitrice del Premio Amnesty International Italia 2018.
Il brano fa parte del disco “A casa tutto bene” che l’artista aveva presentato a TPI lo scorso anno.
“Mai come oggi, L’uomo nero assume un significato speciale per me. Nello spettacolo teatrale che sto portando in giro, è il pezzo che più mi emoziona cantare – ha dichiarato ad Amnesty l’artista che riceverà il premio il prossimo 22 luglio a Rosolina Mare, Rovigo.
“Come in altri pezzi dell’ultimo album, traccio la condizione di un uomo che si chiede cosa è giusto fare di fronte a un’apparente involuzione dell’essere umano, al ritorno di fiamma di visioni ideologiche e morali che ci piacerebbe pensare morte e sepolte”.
“C’è una buona dose di amarezza verso il mondo intorno, ma anche la denuncia allo specchio di quell’approccio ignavo che troppo spesso tende a non occuparsi concretamente di ciò che accade fuori dal proprio cortile, a ignorare certi fenomeni, a ridicolizzarli o a non dargli eccessivo peso”.
“Si tratta di un terreno scivoloso, ne sono consapevole, ma spero di essere rimasto in piedi e questo riconoscimento, in qualche modo, me ne dà conferma. Grazie di cuore a Amnesty International Italia e a Voci per la libertà”, ha concluso l’artista.
Dario Brunori è un cantautore italiano della provincia di Cosenza divenuto noto nel panorama italiano grazie allo pseudonimo Brunori Sas, mutuato dalla piccola ditta di famiglia attiva in Calabria.
“I diritti umani sono una questione di comportamenti, di regole, ma anche, e forse ancora prima, di clima – ha commentato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.
“Il clima di oggi è pessimo. Di questo clima parla la canzone di Dario Brunori vincitrice dell’edizione 2018 del Premio Amnesty International Italia di Voci per la Libertà. E del veleno che contamina la vita pubblica e la convivenza civile. E di un’idea, l’idea aberrante del ‘noi contro gli altri’: contro gli altri che, essendo diversi da noi, fanno paura, sono una minaccia da tenere a distanza, da cui difendersi, possibilmente da eliminare”, ha concluso.
Creato nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente, il premio va ad una canzone sull’intolleranza e sulla nostalgia di un tempo di speranze che pochi anni fa sembravano vicine a realizzarsi.
In lizza per il Premio c’erano anche: “L’uomo che premette” di Caparezza, “Deserto” di Clementino, “Gli anni del silenzio” dei Decibel, “Ora d’aria” di Ghali, “Affermativo” di Jovanotti, “Stelle marine” delle Luci della centrale elettrica, “Socialismo tropicale” dello Stato Sociale, “Vietato morire” di Ermal Meta, “Stiamo tutti bene” di Mirkoeilcane.
Di seguito il brano originale: