Max Pezzali e la lite con Claudio Cecchetto: “Ci sono ottime ragioni. Si cresce anche con i conflitti”
Max Pezzali e la lite con Claudio Cecchetto: “Ci sono ottime ragioni”
Dall’abbandono degli 883 da parte di Mauro Repetto alla lite con Claudio Cecchetto fino ai giorni d’oggi: Max Pezzali ripercorre la sua vita professionale e privata.
Intervistato da Vanity Fair, il cantante ha rivelato che se Repetto non fosse partito, e quindi abbandonato gli 883, “sono abbastanza sicuro che a un certo punto avremmo abbandonato la musica con tutti i rischi contrattuali del caso, avremmo trovato altro da costruire insieme”.
“Sono stato uno sfigato di proporzioni abbastanza monumentali fino al 1982-1983, finché a un certo punto ho spostato la mia attenzione sulla musica, su un genere un po’ ostico per sentirmi culturalmente diverso e non semplicemente escluso: l’heavy metal degli Iron Maiden e dei Saxon” ha poi confessato l’interprete.
Impegnato con una tournéè negli stati, Max Pezzali ha anche parlato della lite con Claudio Cecchetto con il quale è in causa per l’utilizzo del nome 883, di cui Cecchetto rivendica la titolarità del nome: “Quando certi ingranaggi si bloccano è perché ci sono delle ottime ragioni. Non a tutto si può applicare l’arte giapponese del kintsugi, del rimettere insieme i pezzi. Ma è giusto così, si cresce anche con gli scontri, i conflitti, le rotture”.
Max Pezzali, poi, ha commentato anche la prossima edizione del Festival di Sanremo 2025: “In quella platea non c’è nessuno che è lì per te: sono lì a vedere che cosa puoi sbagliare, non che cosa puoi fare bene. Se sei un tipo ansioso, sei finito”.
Sul rapporto con il figlio Hilo, invece, rivela: “Sono uno di quei genitori che gli educatori non approvano. Faccio l’amico: poco rigore, poca autorevolezza. Per fortuna mio figlio mi compensa, perché è ligio, preciso, osserva le regole. Gli ho spiegato che non esiste il possesso, che nessuno è di nessuno. Voglio tenerlo lontano dalle espressioni e dagli atteggiamenti assoluti”.