La commovente lettera di Luciana Littizzetto a Silvia Romano: “Grazie, perché continui a sorridere”
La lettera di Luciana Littizzetto dedicata a Silvia Romano
Nel corso della puntata di domenica 17 maggio di Che Tempo Che Fa, Luciana Littizzetto ha letto una toccante lettera indirizzata a Silvia Romano, la giovane cooperante rapita in Kenya a novembre 2018 e liberata il 9 maggio scorso dopo 18 mesi di prigionia.
“Cara Silvia, cara Aisha, perché tutti abbiamo il diritto di farci chiamare come ci pare, volevo dirti grazie. Grazie per aver resistito un anno e mezzo in mano a gentaglia armata, senza perdere quel bel sorriso che hai. E grazie perché continui a sorridere nonostante le ingiurie, gli sputi di odio e i cocci di bottiglia sulla tua finestra. Tutti vogliono sapere se sei stata costretta a convertirti o è stata una scelta tua, io no, non lo voglio sapere, sono affari tuoi. So solo che, se sequestrassero me, dopo 12 minuti mi convertirei a qualsiasi cosa pur di salvare la pelle.
Sai perché te la menano tanto? Perché sei una donna, perché siamo un Paese patriarcale, dove diversi ostaggi uomini sono tornati convertiti ad un’altra religione, ma a loro nessuno ha detto niente. Invece tu sei roba di qualcuno per qualche minchione e dico minchione perché quella è la parte del corpo con cui scrivono e ragionano. Sappi che c’è tanta gente, invece, che ti dice bentornata e non gli frega nulla quanto sei costata. Di Maio diceva che non sei costata. L’importante è che tu sia tornata viva.
Qualcuno diceva 4 milioni di euro. Per chi vuole parlare di soldi, ho fatto un po’ di conti: nel 2019 l’evasione fiscale in Italia è stata di 181 miliardi e 400 milioni, che fanno quasi mezzo miliardo al giorno, quasi 21 milioni di euro all’ora, 350 mila euro al minuto, 5 mila e 800 euro al secondo. Quindi da quando io sto parlando sono spariti oltre 4 milioni di euro, finendo nelle tasche di chi deruba gli altri italiani e nessuno si sta lamentando, come mai? Quindi bentornata Silvia, Aisha, impagabile come sei, come tutte le persone generose. p.s. nel caso volessi farti chiamare anche Ugo, a noi va bene lo stesso.”
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