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La Gialappa’s Band: “Il politicamente corretto? Ce ne sbattiamo, si è perso il senso delle proporzioni”

Immagine di copertina

La Gialappa’s Band: “Il politicamente corretto? Ce ne sbattiamo”

Giorgio Gherarducci e Marco Santin, ovvero il duo che compone la Gialappa’s Band dopo il ritiro di Carlo Taranto, commentano il successo del loro programma Gialappa’s Show in onda su Tv8.

Intervistati da La Repubblica, i due rivelano qual è il segreto del loro successo: “Facciamo quello che ci piace, commentavamo i programmi di altri. Qui ce la giochiamo. Evidentemente in tanti ci aspettavano, fa piacere”.

Alla domanda su come si regolano con il politicamente correttono, rispondono: “Ce ne sbattiamo, ma come si fa ad andare avanti col bilancino? Diciamo tutto, senza essere offensivi. È normale che non si possa più usare la parola ‘grasso’? Non è un’offesa, invece ‘ciccione di merda’ lo è. Si è perso il senso delle proporzioni. È giusto dire ‘non vedenti’? Al Museo del buio alla Fondazione dei Ciechi a Milano in Via Vivaio ho chiesto: scusate, si deve dire non vedenti? Mi hanno detto no”.

La Gialappa’s Band, quindi, ha ricordato quando il Mago Forest fu messo sotto accusa per aver proposto un’imitazione di Carlo Conti con il volto dipinto di nero: “Lo hanno accusato di fare il blackface, siamo pazzi? Raccontando che erano tutti fan di Carlo, lo prendeva in giro, visto che è sempre abbronzato. I social amplificano tutto, non li leggo. Se uno non capisce il problema è suo, non nostro”.

Un commento, poi, su quello che succede a TeleMeloni. Secondo Gherarducci: “Da sempre in Rai succede così, di cosa ci stupiamo? Cambia il governo e cambia tutto, poi avanti un altro e si ricomincia. Io non mi meraviglio”.

Santin replica: “Hanno distrutto Rai 3, ma anche il resto. A me sembra inaccettabile quello che sta succedendo, ho amici che mi raccontano cose spaventose. È un peccato perché il servizio pubblico è di tutti, non di una parte politica. Ne abbiamo viste tante negli anni ma mai come adesso”.

Leggi anche: Brenda Lodigiani: “Fiera delle mie origini sinti, ho trascorso l’infanzia in un campo rom”
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