Dalla bocciatura a catechismo al dolore per la morte della madre: Francesca Fagnani si racconta
Francesca Fagnani si racconta in un’intervista a La Stampa
Dalla bocciatura a catechismo al dolore per la morte della madre, Francesca Fagnani si racconta in un’intervista a La Stampa in cui ha ripercorso la sua vita professionale e privata.
Sulla bocciatura a catechismo, la conduttrice di Belve rivela: “Avrei dovuto fare ricorso al Tar. Sono credente, anche se non partecipo a nessuna pratica, mi mantengo in una posizione di comodo. Ma non posso pensare di non rivedere un domani mia madre: insomma, forse sono credente solo per bisogno, ma non posso farne a meno, non posso pensare che è finito tutto qua e di non rivederla mai più”.
La giornalista, che ha anche parlato della lite con Teo Mammucari, sulla madre scomparsa afferma: “Non c’è giorno in cui non pensi a lei. È morta nove anni fa e più di tutto mi manca la possibilità di dirle quanto la amo. Però la ritrovo in tutto quello che faccio, dalle ricette al carattere che è – o spero che sia – l’eredità più importante che mi ha lasciato”.
Francesca Fagnani, poi, rivela che l’intervista a Claudia Pandolfi è quella che l’ha colpita più di tutte: “È stata la personificazione del fascino. Tutti siamo un insieme di pregi, difetti e contraddizioni, di momenti di crisi che ci rendono interessanti. I fenomeni non sono interessanti, non hanno fascino, non fanno scattare identificazioni. Raccontare della propria vita in modo onesto è sempre una esposizione rischiosa, ma funziona, danno di loro un’immagine inedita che porta bene. Se arrivi senza voler fare il fenomeno è meglio”.
La conduttrice rivela di avere un difetto: la prepotenza. “Lo vivo come un modo di essere molto entrante e poco incline al compromesso. La determinazione è una cosa positiva, un pregio, ma la prepotenza no. Dopodiché non è che un difetto causi dei danni a chi ne è portatore: anche l’egoismo è un difetto, ma non è detto che danneggi chi è egoista”.
Un ricordo, poi, è relativo a quello dell’intervista a Giorgia Meloni, nel 2018: “Era la leader di un piccolo partito molto maschile ed era anche allora una leader con lo stesso piglio che ha dimostrato in seguito. In quella intervista aveva tirato fuori una grande umanità, fatta di ironia e autoironia. Era stata molto divertente e molto aperta a ricevere qualsiasi tipo di domanda”.
Ora, invece, la premier “sembra che abbia perso queste qualità, forse per il peso della responsabilità che porta sulle spalle. Quella che dà ora è l’impressione è di una grande solitudine lì attorno a lei”.