Radio1, bufera sulla trasmissione di Marcello Foa. Medico sospeso No-Vax invitato a parlare di Covid: “Vaccini pericolosi”. La Rai si dissocia
Fa discutere il caso che ha travolto la trasmissione “Giù la maschera”, il programma radiofonico di Radio 1 condotto da Marcello Foa. Se ieri in collegamento era presente il generale Vannacci, oggi l’ospite era Massimo Citro della Riva, dottore “no vax”, che fu sospeso dall’Ordine dei medici. A lui il compito di parlare di Covid, dopo aver pubblicato il libro Eresia.
“Noi introduciamo con l’inoculazione nell’organismo una pericolosa tossina senza la minima attenuazione, che infatti produce tutti i danni che stiamo vedendo: è inutile che facciamo finta che non sia così. Non serve a nulla perché non è un vaccino”, dice il medico. “Certo”, risponde Foa. “Anzi, non solo lo hanno attenuato – continua Massimo Citro della Riva – ma lo hanno potenziato rendendolo ancora più pericolo. È un disastro, è una volontà di fare del male: è evidente”. Affermazioni “pericolose” per la Rai che ha preso le distanze dissociandosi.
La discussa intervista ha scatenato la polemica, tra l’altro in un periodo in cui i contagi sono in aumento. “Mi chiedo che idea di servizio pubblico ci sia dietro l’invito a Massimo Citro della Riva, che fu sospeso dall’Ordine dei Medici, a parlare di Covid, sparando a zero sui vaccini – domanda, in un post su X, Filippo Sensi, senatore Pd – Mi chiedo cosa stiano facendo della Rai, della responsabilità nei confronti di chi ascolta. Vergogna”. Interviene anche il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra: “Ci risiamo, la nuova trasmissione radiofonica della stagione di occupazione dell’azienda da parte della destra ha superato ogni limite: ora fanno parlare di Covid un medico sospeso dall’Ordine dei Medici che lancia agli italiani il messaggio che i vaccini sono pericolosi. E questo sarebbe servizio pubblico? Non basta che l’azienda prenda le distanze: quella trasmissione e quel conduttore non possono continuare a danneggiare la credibilità della maggiore realtà culturale del nostro Paese”.