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Enrico Brignano: “Sono dalla parte di chi combatte per la pagnotta, merita più attenzione di un influencer”

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Enrico Brignano: “Sono dalla parte di chi combatte per la pagnotta”

“Chi combatte per la pagnotta merita più attenzione di un influencer”: lo dichiara Enrico Brignano in un’intervista a La Repubblica in occasione del suo nuovo spettacolo, Ma… diamoci del tu!, in programma all’Auditorium Conciliazione di Roma dal 19 dicembre al 17 gennaio.

Parlando della sua vita privata, il comico afferma: “Mi sono nati e sono cresciuti due bambini, Nicolò di due anni, e Martina di sette che parla come un vulcano. Insomma sono papà, ma stabilire la mia anagrafe è relativo: col pubblico devi essere eterno. Forse, non è che sia un fatto conclamato, mi vogliono gagliardo come altri miei predecessori: Proietti, Albertazzi… Ho messo su famiglia, sono oltre gli “anta”, ma non tradisco le aspettative della gioventù e cerco di essere onnipresente, faccio lo scavalcamontagne, tournée del dopoguerra, da Catanzaro a Trieste, andremo anche a San Marino. Mi piacerebbe poi recitare per gli italiani all’estero”.

L’attore, poi, continua: “Il Covid con le mascherine ci ha negato la vicinanza e gli abbracci. Il lei mi verrebbe da riservarlo soltanto a chi se lo merita per dignità, mentre quotidianamente il pubblico per me è amico, decide di avvicinarsi a me con un biglietto, crea il teatro esaurito, e ha diritto a una posizione di vantaggio, me ne rendo conto più che mai ora che sto arrivando a Roma. Lo spettacolo è l’occasione per un viaggio della memoria al contrario, un percorso di me attore con tutti i ‘no’ che ho ricevuto: all’Accademia, al Centro Sperimentale di Cinematografia, all’Accademia Sharoff, al laboratorio di Claretta Carotenuto. I ‘no’ aiutano a forgiare, oggi nell’era dei diritti e dei doveri. Io ho detto un fondamentale ‘sì’ al servizio militare, ho reso onore alla Patria vestendo la divisa”.

Sulla “comunità” di Enrico Brignano, il comico dichiara: “Non ci poniamo problemi di ‘tu’ e di ‘lei’. Siamo sempre sempre camerateschi. Eppure, torno a dirlo, anche il ‘lei’ è prezioso, e lo si dà senza essere scostanti, con rispetto. Personalmente io poi riservo il ‘tu’ a chi ha la forza di combattere per la pagnotta, a chi non vede il salario minimo, e non capisco perché la gente a livello di cose umili, eppure riconosciuta come necessaria, che spende il suo tempo in lotte impari, in lavori per me più importanti di quelli velleitari, gente che si prende cura di bagni e autogrill, e di dure fatiche notturne, da guardie giurate o da ambulanzieri, o lavatori di auto, debbano avere meno fortuna e attenzione degli influencer”.

“Io ho rispetto del pubblico, so che la mia proposta è riservata ad altri lavoratori. Io non procedo facendo uso di almanacchi, saggi, biografie. Io rammento bene che sono partito lavorando al tornio parallelo, al trapano a colonna, io mi sono costruito a una scuola istituzionale di professioni dell’industria e dell’artigianato. Attenzione: non mi schiero in modo supino con la classe operaia, non amo gli assenteisti, stimo però quelli che fanno chilometri per stipendi in grado di fare arrivare a fine mese, altrimenti non sono orgoglioso di un Paese che non riconosce 9 euro all’ora: impossibile dargliene meno a una tata che sta con mia figlia a giocare, a chi ci accudisce i parenti. Perché non pensarla così per la persona straniera che sta con mia madre che ha 86 anni? E anche ai muratori, ai fabbri come non dargli un riconoscimento dignitoso?” continua Enrico Brignano.

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