Dpcm, l’ex presidente Siae a TPI: “Per salvare i lavoratori dello spettacolo servono interventi da Dopoguerra”
“I lavoratori dello spettacolo sono rimasti talmente fiaccati dalle limitazioni che ha richiesto questa situazione d’emergenza dovuta al Coronavirus, che ora lo Stato, a mio avviso, oltre al Tax Credit (cioè quelle somme di denaro che i contribuenti possono sottrarre direttamente dall’ammontare delle tasse dovute, ndr) dovrà ricorrere con grande urgenza a una serie di misure di ristoro e intervento attuate nel Dopoguerra“. Chi parla a TPI è Giorgio Assumma, da molti anni uno tra i legali per antonomasia della gente di spettacolo, e già presidente della Siae, la Società Italiana Autori ed Editori.
Bisogna considerare infatti che tra i lavoratori dello spettacolo non ci sono soltanto le star milionarie o le grandi agenzie, che possono benissimo sopportare periodi di fermo più o meno lunghi. Esiste una pletora di sommerso o semi sommerso (si pensi al teatro, ai piano bar o a certo cinema minore, per esempio) che non può permettersi di rinunciare al pubblico per troppo tempo. E si tratta della stragrande maggioranza dei lavoratori che si occupano del nostro intrattenimento.
Si pensi alla recente protesta milanese dei tecnici che hanno realizzato l’evento Bauli in Piazza, portando simbolicamente in Piazza Duomo le grandi valigie nere che utilizzano per gli allestimenti in giro per l’Italia. Sembrava un gigantesco funerale del settore.
“L’elenco dei penalizzati è lunghissimo” continua Assumma. “Dai creativi, cioè gli autori, agli interpreti di musica, cantanti, attori, produttori e tecnici; a chi si occupa di opere concertistiche o i distributori cinematografici. Ma anche i produttori di spettacoli teatrali, al chiuso o all’aperto o gli indipendenti nella cinematografia. Per non parlare dei tecnici specializzati nel settore cinematografico, con le difficoltà che avranno per un recupero anche quando la situazione tornerà alla normalità”.
Come affrontare dunque una situazione grave, che l’ultimo Dpcm rende oggettivamente ancora più intricata, visto che le chiusure si fanno sempre più stringenti? Per affrontare questa “guerra” e il dopoguerra virale secondo Assumma bisognerà tornare “Al tipo di interventi degli anni ’50 e ’60, ovvero: le agevolazioni sui trasporti, che furono le prime a essere introdotte; disporre proiezioni cinematografiche nelle scuole, per reincentivare la fruizione del mezzo; agevolazioni fiscali non solo a produttori e distributori ma anche ai gestori delle sale teatrali e cinematografiche. E infine il ricorso al credito cinematografico e teatrale introdotto negli anni ’60. Il tutto ovviamente ripensato e rimodellato sulla situazione e le esigenze attuali”.