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Claudio Bisio: “A Sanremo ho avuto paura di dire come la penso”

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Claudio Bisio: “A Sanremo ho avuto paura di dire come la penso”

“Tutte le cose devono avere una fine, non possono continuare per sempre”. Così Claudio Bisio ha spiegato la scelta di lasciare la conduzione di Zelig, a cui è tornato l’anno scorso dopo una pausa di oltre nove anni. “Sentivo la stanchezza mia e forse anche del pubblico, o forse confondo la mia stanchezza personale con quella della comicità italiana; sentivo un po’ di ripetitività in quello che facevo e in quello che c’era intorno a me”, ha affermato il comico, che a novembre tornerà al timone di una nuova edizione di Zelig, al fianco ancora una volta di Vanessa Incontrada. “Tra noi c’è un afflato e una sintonia totale, so che si fida di me; anche quando la tratto male, lei sa che lo faccio per una risata”, ha detto della conduttrice spagnola, che in un’altra intervista lo aveva definito “un marito mancato”. “Per me lei è un’amante realizzata… Scherzo eh”, ha risposto Bisio. “Ci punzecchiamo come Sandra e Raimondo, per questo forse ha detto che sono un marito mancato… L’ho chiamata l’altro giorno per le prove del prossimo Zelig, mi sono raccomandato che venisse, ma dentro di me spero che non venga. Meno lei sa, più ci divertiamo”, ha aggiunto. “L’ho conosciuta che era ragazzinissima, le voglio un bene dell’anima; quando sono in Toscana andiamo in bicicletta insieme”.

Al quotidiano milanese, Bisio ha ripercorso le tappe della sua lunga carriera, che lo hanno portato dai più noti locali del cabaret milanese, a fare il grande salto al cinema e poi alla televisione. “Devo tutto a Gabriele (Salvatores): è lui che mi ha fatto debuttare sia a teatro sia al cinema”, ha detto del regista di “Marrakech Express” e “Puerto Escondido” ma soprattutto “Mediterraneo”, vincitore nel 1992 del premio Oscar per il miglior film straniero. L’annunciò arrivò mentre il cast di Puerto Escondido si trovava in Messico per le riprese. “Eravamo convinti di non vincere, profilo basso, ci sentivamo outsider, in gara c’era pure Lanterne rosse. Non credevamo davvero fosse possibile”, ha ricordato Bisio, raccontando di un breve viaggio del Chiapas in attesa del ritorno di Salvatores da Los Angeles. “Per la sera dell’Oscar ci concedemmo un città un po’ più sviluppata, un alberghetto che avesse almeno la tv (…). Quando Stallone fece l’annuncio sul palco mi sembrò di essere in un fumetto, quella serata la sogno ancora adesso, un po’ per la sensazione un po’ per il posto in cui l’ho vissuta”.

Un’altra figura centrale per Bisio è quella di Paolo Rossi. “Ha pochi anni più di me ma l’ho sempre considerato un fratello maggiore”, ha detto, ripercorrendo le esibizioni al Derby: “era ben diverso dallo Zelig: era il locale notturno della mala, il pubblico era fatto di gente che arrivava dalle corse dei cavalli, maîtresse e biscazzieri; non era semplice far ridere quel tipo di spettatori”. “È stato un maestro, mescolare alto e basso è stata la lezione che tanti hanno imparato da Paolino”.

Nel corso della sua carriera, Bisio è anche stato due volte al Festival di Sanremo, quando a condurlo erano stati Fabio Fazio e Claudio Baglioni: un’esperienza positiva la prima volta (“ero rilassato, portai un testo di Michele Serra eccezionale”), meno la seconda. “Anni dopo il clima era diverso e ho fatto una grande fatica: in oltre 40 anni di carriera non mi era mai capitato di essere inseguito da troupe che volevano estorcermi mezza frase, avevamo le guardie del corpo che ci seguivano dappertutto”. In quei giorni, ha raccontato di aver avuto paura di esprimersi. “Io sono uno che ha sempre parlato apertamente, magari anche dicendo cazzate, ma non ho mai avuto paura di espormi, dire come la penso, senza peli sulla lingua”.

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