“Via col vento” torna sul catalogo Hbo Max, ma con disclaimer: “Nega gli orrori dello schiavismo”
“Via col vento” torna su Hbo Max
Dopo la sua rimozione temporanea sulla scia delle proteste anti-razziste scoppiate in seguito all’uccisione di George Floyd, il film “Via col vento” è nuovamente disponibile nel catalogo della piattaforma streaming Hbo Max, con un disclaimer e due contenuti video extra che spiegano il contesto storico del film da record, uscito nel 1939.
Il film era stato rimosso lo scorso 10 giugno, sollevando diverse polemiche. “Via col Vento” era stato ritirato dalla piattaforma del gruppo Warner Media, lanciata a fine maggio, concorrente dei giganti dello streaming, in primis Netflix. Ora la direzione di Hbo Max ne annuncia il ritorno nel catalogo, con un disclaimer in cui si esplicita che il film “nega gli orrori dello schiavismo” e un contenuto extra di due video spiegazioni.
Nel primo, la studiosa e personaggio televisivo Jacqueline Stewart fa notare che “pur essendo uno dei film dalla popolarità più longeva di sempre, la sua diffusione è stata controversa sin dall’inizio tra i cittadini afro-americani”. Nel criticare la linea del produttore David O Selznick, ben consapevole dell’impatto che avrebbe avuto il film sul pubblico nero, Stewart deplora che “rappresenti il Sud come un mondo di grazia e bellezza senza riconoscere le brutalità del sistema della tratta degli schiavi sul quale quel mondo era fondato”.
Dando ragione a quanti hanno attaccato “Via col vento” nel contesto delle proteste Usa e nel mondo per l’uccisione di George Floyd e contro il razzismo, la studiosa sottolinea che “il trattamento di quel mondo attraverso la lente della nostalgia nega l’orrore della schiavitù e la sua eredità in termini di disuguaglianza razziale”. Il secondo video è invece un dibattito tra storici ed analisti sulla “complessa eredità” lasciata dal film da record, vincitore di 8 Oscar e da 3,44 mld di dollari di incassi.
Il film di Victor Fleming tratto dal romanzo di Margaret Mitchell è stato regolarmente accusato di revisionismo da parte di alcuni storici. La pellicola di 3 ore 58 è considerato da molti universitari come uno strumento ambizioso ed efficace del revisionismo sudista, per mostrare in una veste accettabile il Sud prima della guerra di Secessione. Al centro dell’ideologia della ‘Lost Cause’ la teoria che gli Stati del Sud hanno lottato per la propria indipendenza politica, minacciata dal Nord, e non per il mantenimento della schiavitù. Una linea che rappresenta una contro-verità storica e di cui “Via col vento” è intrisa, proponendo una visione molto edulcorata dello schiavismo, con i domestici trattati come impiegati ordinari e felici della propria sorte.