Venezia 78, è l’anno buono per far tornare il Leone d’Oro in Italia
“It’s coming home”. Scaramanzia vorrebbe che questa frase non venisse pronunciata prima del tempo. Però possiamo serenamente affermare che quest’anno potrebbe essere quello giusto per far tornare il Leone d’Oro in Italia. Manca dal 2013 quando vinse Gianfranco Rosi con “Sacro Gra”. E sì, perché tra i 21 contendenti della 78esima Mostra del Cinema di Venezia diretta da Alberto Barbera (1-11 settembre), ben 5 pellicole battono bandiera tricolore, cosa che non accade da quasi quarant’anni.
In prima fila ci sono senza dubbio Sorrentino e Martone. Per il primo, già premio Oscar con “La grande bellezza”, si tratta di un debutto in Concorso, un ritorno in Laguna esattamente 20 anni dopo il suo film d’esordio, “L’uomo in più”. Il suo “È stata la mano di Dio” è un racconto intimo, la storia della sua gioventù, ambientata nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta, e verrà proiettato in Sala Grande il 2 settembre alle 19,15. Protagonisti il giovane Filippo Scotti nei panni proprio di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo. Dopo l’anteprima veneziana andrà in alcune sale selezionate il 24 novembre e poi su Netflix dal 15 dicembre.
L’altro, è invece un habitué della gara, perché tra il 2014 e il 2019 ha già portato in concorso tre film: “Il giovane favoloso”, “Capri-Revolution” e “Il Sindaco del Rione Sanità”. Mario Martone quest’anno porta “Qui rido io” (in programma martedì 7 al festival e da giovedì 9 nei cinema), basato sulla vita del grande commediografo Eduardo Scarpetta e interpretato da Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Roberto De Francesco.
Outsider “Freaks Out” di Gabriele Mainetti con Claudio Santamaria, Pietro Castellitto e Giorgio Tirabassi (8 settembre), che racconta di fenomeni da circo che cercano una via di fuga dalla Roma del ’43 occupata dai Nazisti, e “America Latina” dei fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo con Elio Germano (9 settembre) per una storia d’amore ambientata nella loro Latina. Chiude la lista dei nostrani “Il buco” di Michelangelo Frammartino (3 settembre), che ripercorre la storia di un gruppo di speleologi che negli Anni ’60 esplorò la grotta più profonda d’Europa, nel Parco del Pollino in Calabria.
Questi titoli se la vedranno con gli altri in gara, tra i più attesi “Spencer” di Pablo Larraín, “The Card Counter” di Paul Schrader, “Un autre monde” di Stéphane Brizé e “Competencia Oficial” di Gastón Duprat e Mariano Cohn, oltre al film d’apertura “Madres Paralelas” di Pedro Almodóvar che sarà anticipato dalla cerimonia condotta dalla madrina Serena Rossi con la consegna del Leone d’Oro alla carriera a Roberto Benigni.
Cinque le donne registe in concorso: Jane Campion con “The Power of the Dog”, Ana Lily Amirpour con “Mona Lisa and the Blood Moon”, Audrey Diwan con “L’évènement”, poi Maggie Gyllenhaal con l’opera prima “The Lost Daughter” e Natasha Merkulova che codirige con Aleksey Chupov “Captain Volkonogov Escaped”.
Dopo un anno di sosta causa di forza maggiore, torneranno a calcare il red carpet le grandi star internazionali presenti nella nutrita selezione Fuori Concorso. “Dune” di Denis Villeneuve è senza dubbio il più atteso grazie a un cast di superstar: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Jason Momoa, Javier Bardem. Ci sono anche “Halloween Kills” di David Gordon Green con Jamie Lee Curtis (che riceverà anche il Leone d’Oro alla carriera l’8 settembre), il nuovo kolossal in costume di Ridley Scott, “The Last Duel” interpretato da Matt Damon, Adam Driver e Ben Affleck, “List Night in Soho” di Edgar Wright, e tra gli italiani “Il bambino nascosto” di Roberto Andò (film di chiusura del Festival) e “Ariaferma” di Leonardo Di Costanzo, entrambi con protagonista Silvio Orlando, e il documentario “Ennio” di Giuseppe Tornatore sul grande Morricone.
E allora non resta che, muniti di Green Pass e mascherina, sfogliare il programma (consultabile su www.labiennale.org/it/cinema/2021) per scoprire quale delle 12 sale proietta l’anteprima più interessante.
In chiusura azzardo una previsione: Sorrentino vincitore come l’Argentina di Maradona nel 1986. D’altronde in entrambi i casi… “È stata la mano di Dio”.