Marco Giallini contro i giornalisti: “Mi chiedono sempre di mia moglie morta”
L'attore si racconta a "I Lunatici" di Rai Radio 2
Marco Giallini contro i giornalisti che gli chiedono della moglie morta
L’attore Marco Giallini è stanco dei giornalisti che gli chiedono della moglie morta. E lo dice in un’intervista rilasciata alla trasmissione di Rai Radio 2 I Lunatici, dove si racconta e rivela di non sopportare più le domande insistenti sulla sua vita privata e, soprattutto, sulla sua vita insieme alla moglie scomparsa da qualche anno all’improvviso.
Marco Giallini, sguardo duro e voce roca, è uno degli attori più amati dal pubblico italiano. “Scrivono sempre le stesse cose, mi chiedono sempre le stesse cose. Mi chiedono di mia moglie morta, m’hanno rotto er cazzo. Come se la moglie fosse morta soltanto a me”, ha detto schietto l’attore romano riferendosi ai giornalisti.
A proposito del suo carattere, Giallini confessa che “il turpiloquio lo amo, ho sempre litigato con tutti, mi è sempre piaciuto. Amo talmente la gente che mi piaceva litigare, gli volevo trovare qualcosa che non andava. Sono rissoso, non ho paura nemmeno del diavolo. Sono stato sempre così, non ho paura di niente. Sono sempre stato in mezzo a un po’ di casini eppure a ventotto anni avevo la terza media e adesso sono un dottore in lettere”.
E ancora: “Quando fai questo lavoro e ci metti un po’ ad arrivare, anche per tua non voglia di non scendere a compromessi, poi ti abitui a tutto. Ho fatto cinque, sei provini in tutta la mia vita. Lo ritenevo umiliante. Certe volte non facevo nemmeno la fila, me ne andavo. Non ero molto attivo”.
Ma l’occasione è arrivata all’improvviso: Giallini si trovava a lavorare come imbianchino a Viale Mazzini. “Ricordo ancora i nomi di tutti i miei colleghi. Ho fatto l’imbianchino per otto nove anni, non come quelli che vanno a fare i pizzaioli a New York ma a casa hanno il papà con cento milioni di euro”, spiega l’attore.
Poi, con capelli e barba lunga, l’attore è andato a fare un provino: “C’erano anche Zingaretti e Scarpati. Mi presero, non ero ancora sposato con mia moglie, eravamo fidanzati. Mi presero ai magazzini criminali, poi iniziai a fare i classici a teatro, mentre studiavo di sera”.
Ha continuato a studiare di sera, finché non è riuscito a iscriversi all’università: “Volevo rompergli le chiappe a chi me lo faceva notare. Facevo con Mastandrea uno spettacolo a teatro, Marco Risi mi vide, cercava il marito della Bellucci per un film. Era il 1994. Mi prese per fare ‘L’ultimo capodanno’. È stata la mia prima grande occasione. Poi ho lavorato con Calligari, Verdone, Acab e Romanzo Criminale“.
A proposito del grande successo del suo personaggio Rocco Schiavone, Giallini afferma: “Io e Rocco Schiavone ci siamo entrati dentro”. Per quanto riguarda le donne, “ho sempre acchiappato. Auguro agli altri di acchiappare quanto me. Dove stanno gli altri uomini? Sembra quasi che ci sto solo io. Non mi fidanzo perché gioco, scherzo, ma dopo mi rompo mi rompo i coglioni”, dice schietto.
Il suo atteggiamento sul set è particolare. Oltre alla caciara, Giallini ammette che le troupe di tutta Italia lo amano perché sanno che con lui se c’è da fare, si fa. “E se serve qualcosa a qualcuno, io ci sono, sto lì, come quando facevo un altro lavoro. Per entrare da qualche parte da ragazzino dovevo fare a spinte, sono stato ai margini della città. Adesso si atteggiano tutti a ragazzi di strada, mi fanno ridere”, conclude l’attore romano.