Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 04:11
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Home » Spettacoli » Cinema

Manhattan di Woody Allen compie 40 anni: ecco perché dovremmo (ri)guardarlo

Immagine di copertina
Manhattan, Woody Allen

Manhattan, di Woody Allen, compie quarant’anni oggi. E ci sono buonissime ragioni per vedere (o rivedere) questo film dal sapore agrodolce che ha segnato uno dei momenti artistici più alti del regista americano.

Prima ragione: pochi sceneggiatori hanno raccontato New York (e in particolare Manhattan) con lo stesso trasporto, quasi fisico, di Woody Allen. Ed è proprio il monologo iniziale a suggerire questo modo unico di vedere e raccontare la città.

“Feci sesso con Woody Allen, avevo 16 anni e lo sapeva”: rivelazione shock di un’ex modella

Con Rapsodia in blu di George Gershwin in sottofondo, il film comincia in un susseguirsi di immagini di Manhattan e la voce fuoricampo di Woody Allen, che impersona Isaac Davis, uno scrittore frustrato. In un vorticoso crescendo musicale e visivo, Ike cerca di spiegare perché il protagonista del suo romanzo “Adorava New York“.

Dopo innumerevoli tentativi, uno più contorto dell’altro, Isaac si rassegna e si limita a affermare: “New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata”.

Seconda ragione: per le nevrosi di Mary, l’ironia di Ike e (naturalmente) per “il sorriso di Tracy”. Perché i personaggi di Woody Allen, specialmente in Manhattan, sono tutti velati di quella passione per la vita mista a malinconia che non può non farteli amare. Con le loro nevrosi, insicurezze e “idiosincrasie” i protagonisti del film commuovono e divertono al tempo stesso.

Fra i personaggi più divertenti, Mary (Diane Keaton), è una giovane giornalista un po’ nevrotica, fintamente saccente (in realtà molto insicura) incastrata in una relazione con un uomo sposato: “Cosa credi che faccia, che m’impicchi? Io sono una bella donna, sono giovane, sono molto intelligente, non riesco a pensare a che cosa mi manchi. Il fatto è che… non lo so, io sono a pezzi, mi sento di merda” confessa seduta al tavolo di un bar dopo essere stata lasciata dall’amante.

In Manhattan troviamo anche una giovanissima Meryl Streep nei panni del’ex  moglie (diventata lesbica) di Ike.

Terza ragione: per la musica e le ambientazioni. La passione di Woody Allen per l’Opera e per la musica classica non è mai stata un mistero, e Manhattan non fa eccezione. Solo che in questo caso il regista ha addirittura fatto comporre da Gershwin, uno dei più celebri compositori del Novecento, l’intera colonna sonora del film.

Quarta ragione: per i dialoghi, caratterizzati da quel tono pungente e quell’ironia scanzonata che contraddistinguono le produzioni più riuscite di Woody Allen. Un susseguirsi incalzante di battute sarcastiche come: “Io non mi arrabbio, va bene? Io tendo ad interiorizzare. Non so esprimere l’ira è uno dei problemi che ho. Io mi allevo un tumore invece.”

“Il mostro è mia madre”, Moses Farrow difende il padre Woody Allen dalle accuse di molestie sessuali

In Manhattan, la visione della vita del regista emerge più chiaramente che mai ed ed è riassumibile in un solo aggettivo: tragicomica. Non a caso, il critico del Chicago Tribune Gene Siskel ha definito Manhattan come “la miglior commedia romantica dell’anno, ma anche il miglior film drammatico dell’anno”.

TPI esce in edicola ogni venerdì

Puoi abbonarti o acquistare un singolo numero a €2,49 dalla nostra app gratuita:

Quinta ragione: per le ambientazioni e la fotografia. Volutamente in bianco e nero, Manhattan trasmette il gusto retrò del regista. La scena in cui Ike e Mary sono seduti di notte sulla panchina di fronte al Ponte di Queensboro che collega Manhattan e il Queens è diventata un vero e proprio cult cinematografico.

Quando Woody Allen scrisse tre atti teatrali per Jerry Calà e Umberto Smaila

Insomma, grazie al suo umorismo caustico e alla sua visione disincantata della vita, Woody Allen è riuscito a produrre, con Manhattan, una commedia al tempo romanticissima e non stucchevole.

Ti potrebbe interessare
Cinema / Silvio Soldini racconta a TPI il suo film su “Le assaggiatrici” di Hitler: “La realtà della guerra ha anticipato il cinema”
Cinema / Duecentomila euro per trascorrere 5 giorni con George Clooney e la moglie Amal sul lago di Como
Cinema / Donald Trump contro George Clooney: “È solo una star di serie b e un politologo fallito”
Ti potrebbe interessare
Cinema / Silvio Soldini racconta a TPI il suo film su “Le assaggiatrici” di Hitler: “La realtà della guerra ha anticipato il cinema”
Cinema / Duecentomila euro per trascorrere 5 giorni con George Clooney e la moglie Amal sul lago di Como
Cinema / Donald Trump contro George Clooney: “È solo una star di serie b e un politologo fallito”
Cinema / Luca Argentero: “Se non fossi stato di gradevole aspetto, avrei fatto la metà delle cose che ho fatto”
Cinema / Gwyneth Paltrow e le scene hot con Timothèe Chalamet: “Facciamo molto sesso in questo film”
Cinema / È morta l'attrice Nadia Cassini, icona della commedia sexy all'italiana
Cinema / Briciolafilm presenta il dramedy “Il Presente” sul tema della maternità surrogata
Cinema / È morto l'attore Pietro Genuardi: aveva 62 anni
Cinema / Sabrina Ferilli: "Invecchiare non piace a nessuno"
Cinema / Clizia Incorvaia racconta le ultime settimane di Eleonora Giorgi