Roma torna al 1978 per “Esterno notte”, il film di Bellocchio su Aldo Moro
Seconda volta con Aldo Moro per Marco Bellocchio e Fabrizio Gifuni
Un viaggio nel tempo indietro di 43 anni. È quello che sta facendo Roma in questi giorni, per le riprese di Esterno notte, il film di Marco Bellocchio sul rapimento Moro, interpretato da Fabrizio Gifuni, Margherita Buy e Toni Servillo.
La mattina del 24 giugno i residenti e i turisti che si sono affacciati in piazza Santa Maria in Trastevere l’hanno trovata stravolta: una cabina telefonica gialla, di quelle in uso fino ai primissimi anni Ottanta, il cartello della stazione Taxi (oggi le auto non possono accedere alla piazza), i manifesti elettorali del PCI e di Lotta Continua, mentre un bar è stato completamente ri-arredato e una gelateria addirittura ricostruita.
Nel corso della giornata di fronte alla basilica (teatro di molti film, tra cui Romanzo Criminale, visto che proprio lì fu ucciso un boss della Banda della Magliana) sfilano automobili d’epoca, taxi rigorosamente gialli, moto e motorini e un pulmino verde. Comparse vestite da frati e suore aspettano, mentre gli scenografi danno gli ultimi ritocchi ai manifesti attaccati ai gazebo appositamente ricollocati, le strade sono bloccate. Il primo ciak viene battuto intorno alle 14 e le riprese proseguono per tutta la giornata per ricostruire i movimenti che si svolgevano – tra Quirinale e Vaticano – durante i giorni della prigionia del segretario della Democrazia Cristiana.
Il set viene smontato la sera per trasferirsi, lunedì 28, in via Michelangelo Caetani, dove il corpo di Aldo Moro fu ritrovato – su segnalazione delle Brigate Rosse a un assistente di Moro – nel bagagliaio di una Renault 4 rossa. In via Caetani, distante circa 150 metri sia dalla sede storica del Partito Comunista Italiano che da Piazza del Gesù dove si trovava la Democrazia Cristiana, hanno fatto la loro comparsa le volanti di Polizia e Carabinieri in uso negli anni Settanta e un’autoambulanza, utilizzate per ricostruire la scena del tragico epilogo del 9 maggio 1978.
Marco Bellocchio – che riceverà la Palma d’oro d’onore al Festival di Cannes – è nato nel 1939 e il 15 luglio festeggia 56 anni di carriera con l’uscita nei cinema del documentario Marx può aspettare, dedicato al fratello gemello che si suicidò nel 1968.
È la seconda volta che il regista di I pugni in tasca si occupa del rapimento Moro: la prima è stata nel 2003 con il distopico Buongiorno notte, girato dal punto di vista dei rapitori (era tratto dalle memorie di una brigatista) in cui a vestire i panni del leader democristiano era Roberto Herlitzka mentre Giulio Bosetti era Paolo VI.
Nella serie Rai in tre puntate che sarà trasmessa nel 2022, invece, l’attenzione si sposta su quello che è successo fuori dal covo dei terroristi. Le riprese della fiction sono iniziate ad aprile a Roma, per spostarsi il primo giugno ad Ariccia e tornare ora a Roma. Margherita Buy veste i panni di Eleonora Moro mentre Toni Servillo è papa Paolo VI.
Anche per Fabrizio Gifuni è il secondo film su Aldo Moro: l’attore romano aveva interpretato infatti lo statista già nove anni fa, in Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, dedicato all’attentato di piazza Fontana.
D’altra parte Gifuni la Democrazia Cristiana ce l’ha nel sangue: il padre Gaetano, morto nel 2018, è stato ministro del governo Fanfani e segretario generale della Presidenza della Repubblica fino al 2006. Lo stesso Fabrizio ha interpretato Alcide De Gasperi nella fiction di Liliana Cavani del 2005 e Paolo VI in quella di Fabrizio Costa del 2008.
È il secondo attore a vestire per ben due volte i panni di Aldo Moro: il primo è stato Gian Maria Volonté, che si era cimentato in una interpretazione mimetica nel sarcastico e profetico Todo Modo di Elio Petri, uscito nel 1976: un vero e proprio processo alla Democrazia Cristiana in cui “Il Presidente” veniva ucciso nella scena finale. Dieci anni dopo Volonté era stato il protagonista di Il caso Moro di Giuseppe Ferrara.