Blake Lively accusa il regista Justin Baldoni di averla molestata: “E voleva usare Taylor Swift per rovinare la mia reputazione”
La star di Hollywood Blake Lively accusa il collega Justin Baldoni di molestie sessuali e di aver creato un ambiente di lavoro ostile sul set del film “It Ends With Us”, diretto dallo stesso Baldoni e sbarcato da pochi giorni su Netflix. Lively accusa Baldoni anche di aver cercato di rovinarle la reputazione dopo un incontro in cui l’attrice e suo marito Ryan Reynolds, anche lui star del cinema statunitense, avevano denunciato “ripetute molestie sessuali e altri comportamenti inquietanti” da parte del regista e di un produttore del film, Jamey Heath.
Stando alla denuncia presentata da Lively al Dipartimento per i diritti civili della California, Baldoni – che nel film è anche attore co-protagonista insieme a lei – sarebbe entrato senza annunciarsi nel suo camerino mentre lei era in topless e in una seconda occasione mentre allattava suo figlio.
Il regista e attore, inoltre, avrebbe insistito per ripetere decine di volte la scena di un bacio durante la quale avrebbe anche morso le labbra di Lively lasciandole dei lividi. E in diverse occasioni avrebbe parlato con lei, entrando nei dettagli, della sua dipendenza dalla pornografia e dei suoi genitali.
Lo scorso 4 gennaio sarebbe stata stata convocata una riunione “di tutti i dipendenti” impegnati nel set del film per affrontare i problemi “che avevano quasi fatto deragliare la produzione”. All’incontro avrebbero preso parte Lively, Baldoni, dirigenti della Sony Pictures Entertainment e dei Wayfarer Studios e il marito di Lively, Ryan Reynolds.
L’avvocato Bryan Freedman, che rappresenta Baldoni e Wayfarer Studios, ha definito le accuse “categoricamente false”: “Queste affermazioni – ha dichiarato in una nota – sono completamente false, scandalose e intenzionalmente salaci con l’intento di ferire pubblicamente e riproporre una narrazione sui media”. Secondo il legale, la denuncia di Lively è “un altro disperato tentativo di ‘correggere’ la sua reputazione negativa, creata dalle sue stesse osservazioni e azioni durante la campagna per il film; interviste e attività di stampa osservate pubblicamente, in tempo reale e senza modifiche, che hanno permesso a Internet di generare i propri punti di vista e opinioni”.
Nei mesi scorsi, durante la distribuzione del film negli Stati Uniti, Lively è stata accusata di essere insensibile al tema delle violenze domestiche, che nella pellicola – adattamento cinematografico del romanzo di Colleen Hoover “It Ends With Us” – è centrale.
Secondo l’attrice, il piano di promozione ufficiale aveva ordinato al cast di concentrarsi di più sugli aspetti edificanti dell’opera, anziché sugli abusi. In seguito alle polemiche hanno investito Lively, Baldoni e il suo team di pubbliche relazioni avrebbero però deciso di mettere in risalto le vittime di violenza domestica nelle interviste e sui social media.
Da mesi circolavano indiscrezioni su un presunto conflitto tra Lively e Baldoni durante la post-produzione del film, secondo cui Lively avrebbe anche commissionato un secondo montaggio della pellicola a Shane Reid e suo marito Ryan Reynolds avrebbe anche riscritto parte della sceneggiatura.
Nella denuncia presentata dall’attrice compaiono anche i nomi di altri vip come Hailey Bieber, moglie di Justin, Taylor Swift, Leighton Meester, Anna Kendrick e Ben Affleck. Secondo Lively, Baldoni avrebbe deciso di far leva su questi personaggi per creare un sistema di diffusione di fake news che potevano mettere in cattiva luce la collega.
Baldoni avrebbe arruolato addetti stampa e social media manager in un “piano di ritorsione sofisticato, coordinato e ben finanziato” destinato a “seppellire” e “distruggere” Lively se avesse reso pubbliche le molestie sessuali.
“Spero che la mia azione legale aiuti a sollevare il sipario su queste sinistre tattiche di ritorsione per danneggiare le persone che denunciano la cattiva condotta e aiuti a proteggere altre persone che potrebbero essere prese di mira”, ha detto Lively in una dichiarazione al New York Times.
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