“Bud Spencer era mio padre e lo dimostrerò in Tribunale”: la storia di Carlotta Rossi
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Esattamente sei anni fa ci lasciava Bud Spencer. Ora Carlotta Rossi sostiene di essere la figlia dell’amatissimo attore: “Bud Spencer era mio padre e lo dimostrerò in Tribunale”, ha raccontato la 46enne, che vive a Londra con le sue due figlie. La scorsa settimana la donna ha intrapreso un percorso giudiziario di riconoscimento di paternità al Tribunale di Roma. E anche per il risarcimento del danno subito per la mancanza della figura paterna nella sua vita.
Una storia che Carlotta Rossi ha raccontato – oltre che ai giudici – nel suo libro “A metà”, disponibile da oggi su Apple Book. La producer, intervistata dal Corriere della Sera, ha svelato: “Non c’è un motivo per cui ho deciso adesso di avanzare le mie richieste in Tribunale e di raccontare in un libro il grande amore che ha legato mia madre a mio padre. Oggi sono pronta, prima no. E mi sento affrancata dalla promessa fatta a mia madre, mancata il 9 novembre 2015, che non avrei mai detto a nessuno chi era mio padre”.
Eppure il noto attore è stato presente nella sua vita, anzi, ha provveduto al suo mantenimento, pagandole la scuola, l’Università e le vacanze. Tuttavia, il loro legame è sempre stato piuttosto formale: “Di mio padre non avevo il numero privato, era sempre lui a chiamarci. Quando è morta mamma ho telefonato a Giuseppe Pedersoli, il suo primogenito, di cui mi ero procurata il numero. La telefonata è durata 30 secondi, il minimo indispensabile”.
Il primo ricordo che ha di lui risale a quando aveva tre anni: “Era arrivato a casa nostra con una valigia che a me sembrava gigantesca, – racconta nel libro – ma in realtà era normale. Era piena di giochi. Ho questa immagine di un gigante dal sorriso buono, una sorta di Babbo Natale fuori stagione con la giacca blu e la valigia bianca”.
All’età di 13 anni, però, Spencer le disse di avere un’altra famiglia e tre figli legittimi. E la “normalità” a cui era abituata si è scontrata così con un’altra realtà. Alla domanda sulla morte del padre, la 46enne rivela: “Mi sarebbe piaciuto andare al funerale, ma poi non avrei potuto salutarlo come avrei voluto. Così sono andata soltanto in Campidoglio, ho fatto la fila come tutti, accanto a ragazzi che avevano tatuato il suo nome e quello di Terence Hill sul braccio. Sono passata davanti alla salma, un cordone bordeaux separava “noi” dalla famiglia legittima. Io ero una spettatrice”.