“Nere, coraggiose e integrate”: Bruno Vespa nella bufera per un tweet sulle ragazze della pallavolo
Bruno Vespa nella bufera per un tweet sulle ragazze della pallavolo
Bufera su Bruno Vespa a causa di un tweet che il giornalista ha scritto subito dopo la conquista della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024 da parte dell’Italvolley femminile.
Il conduttore di Porta a Porta, infatti, ha scritto sul suo profilo Twitter: “Straordinaria la nazionale pallavolista femminile. Complimenti a Paola Enogu (in realtà è Egonu ndr) e Myriam Sylla: brave, nere, italiane. Esempio di integrazione vincente”.
Straordinaria la nazionale pallavolista femminile. Complimenti a Paola Enogu e Myriam Sylla:brave,nere,italiane.Esempio di integrazione vincente.
— Bruno Vespa (@BrunoVespa) August 11, 2024
Il giornalista, oltre a sbagliare il cognome di Paola Egonu, ha commesso un errore non da poco: come fatto notare da diversi utenti, infatti, sia Paola Egonu che Myriam Sylla non hanno mai avuto bisogno di integrarsi nel nostro Paese dal momento che sono nate in Italia, rispettivamente a Cittadella (Padova) e a Palermo.
Bruno Vespa successivamente ha tentato di correre ai ripari scrivendo: “So benissimo che Paola Egonu e Myriam Sylla sono nate in Italia. Ma basta questo a salvare dalle polemiche chi nasce con la pelle nera? Anche loro purtroppo debbono integrarsi in un mondo più razzista di quanto s’immagini. E le due campionesse ci sono riuscite benissimo”.
So benissimo che Paola Egonu e Myriam Sylla sono nate in Italia. Ma basta questo a salvare dalle polemiche chi nasce con la pelle nera? Anche loro purtroppo debbono integrarsi in un mondo più razzista di quanto s’immagini. E le due campionesse ci sono riuscite benissimo.
— Bruno Vespa (@BrunoVespa) August 11, 2024
Interpellato dall’Ansa, poi, il giornalista ha dichiarato: “Non capisco dove nasca la polemica. Nascere in Italia non significa niente: contano la famiglia, la formazione e purtroppo anche il colore della pelle. È l’elemento più vistoso, ma non il più rilevante. I meridionali che arrivarono a Torino negli anni Cinquanta e Sessanta altro che integrazione dovettero affrontare… Figuriamoci Paola e Myriam in un paese dove il razzismo non è certo scomparso”.