La scarsa fantasia della tv nostrana: programmi uguali (dello stesso produttore) su reti concorrenti
“Piuttosto che trasmettere un nuovo programma tutto italiano, i nostri direttori di rete comprano il primo format che gli capiti a tiro che abbia fatto il 2% in Thailandia”. Dalla saggezza dei navigati autori tv viene la fotografia, sarcastica ma veritiera, del mercato televisivo nostrano, dominato dai due grandi poli generalisti, Rai e Mediaset, affiancati da La7, che lavora però soprattutto su news e commenti, e da altri operatori di settore che si impegnano sulle nicchie o sgomitano per venire a galla, come Tv8.
Il coraggio, spesso, non è di questo mondo, ed è merce rara ormai anche per le grandi aziende, alle prese con bilanci, azionisti, e una crisi strisciante del mercato pubblicitario dovuta anche al Covid. Quindi, prima di rischiare il flop, ci si aggrappa quasi sempre a qualche certezza (illusoria, non di rado) che viene da numeri altrui. Producendo sempre meno in casa – cosa che una volta era invece la regola – e affidandosi sempre più ad aziende esterne. A grandi players che lavorano a ciclo continuo e con (quasi) tutti. Questo metodo consente, fra l’altro, di ridurre pian piano la forza lavoro interna, farsi consegnare un prodotto chiavi in mano con complicazioni produttive pressoché azzerate, e ottenere magari altri benefici come le economie di scala. Che si realizzano per esempio utilizzando uno studio perfettamente allestito in un altro Paese, per registrare serialmente lo stesso format da mandare in onda in varie nazioni. Basta qualche piccolo ritocco, e il cambio di cast, pubblico e ovviamente conduzione. In pratica il metodo utilizzato di recente da Rai2 per “Game of Games – Gioco loco”, condotto da Simona Ventura e girato a Lisbona. Il programma è stato un fiasco epocale, ma le modalità di realizzazione erano queste. Le stesse che in casa Mediaset, per esempio, sono state più volte utilizzate per “Chi vuol essere milionario” e per altri marchi consolidati affidati a Gerry Scotti.
In questo scenario complessivo, su Canale 5 debutterà la prossima stagione “Star in the Star”, nuovo programma che sarà condotto (salvo sorprese) da Ilary Blasi e di proprietà di Banijay Group. Si tratta di uno show musicale, già trasmesso in Germania in quattro puntate da RTL con il titolo di “Big Performance”f, format originale. In sostanza, alcuni personaggi noti della nostra scena canora si travestiranno da Big o leggende della musica del panorama mondiale e canteranno imitandoli, truccati e mascherati per clonarli perfettamente. Vi ricorda qualcosa? Starà poi alla giuria e al pubblico in studio indovinare chi ci sia davvero sotto. Un progetto che è stato presentato (e basta vedere alcuni spezzoni tedeschi per capirlo) come il perfetto mix fra “Tale e quale show” e “Il cantante mascherato” (“The Masked Singer”), entrambi in onda su Rai1. Il primo, collaudatissimo, trasmesso da cinque stagioni per la conduzione di Carlo Conti; il secondo in onda da due e affidato a Milly Carlucci. Entrambi sono programmi di Endemol Shine Group, azienda acquisita nel 2019 dalla stessa Banijay di cui sopra.
Per farla breve, su due reti in forte competizione, Rai1 e Canale5, andranno in onda programmi omologhi realizzati di fatto dalla stessa entità, in concorrenza con se stessa. Una situazione quantomeno singolare, anche perché “Star in the Star” dovrebbe occupare la serata del giovedì di Canale 5, mentre “Tale e quale Show” si colloca tradizionalmente il giorno dopo, ovvero venerdì. Ci fosse stato uno scontro diretto, il tutto sarebbe stato ancora più stridente, per così dire. Del resto Banijay è un colosso che già nel 2016 aveva assorbito Zodiak Media Group, che a sua volta comprendeva Zodiak Television, Marathon Group, Magnolia e Zodiak Active, diventando il più grande produttore indipendente al mondo di contenuti televisivi. E se sei il più grande di tutti, finisce che inevitabilmente piazzi prodotti ovunque. Se questi poi sono molto simili, in un mercato con due competitor forti che emergono, si rischia di arrivare a situazioni come queste, un po’ paradossali. Soprattutto per mamma Rai, viene da dire. Che inconsapevolmente si trova a figliare programmi senza volerlo.
Come andrà a finire con gli ascolti? Conti sarà penalizzato dalla Blasi, patendo questa sorta di “concorrenza” interna che fa intravedere il rischio della saturazione? La Carlucci, che traveste i cantanti da leoni e unicorni, si troverà svantaggiata? Oppure il pubblico deciderà di premiare o punire tutti? Lo vedremo dall’autunno, all’ombra di questa tv dove la fantasia non sembra farla da padrona.