Arianna Mihajlovic a Verissimo: “Vedere negli occhi di Sinisa il terrore è stato drammatico, non gli abbiamo detto che stava morendo”
Arianna Mihajlovic a Verissimo: “Sinisa non sapeva che stava morendo”
A un anno dalla morte di Sinisa Mihajlovic, la moglie Arianna ha ripercorso gli anni della malattia che aveva colpito l’ex allenatore e calciatore.
Ospite di Verissimo, Arianna Mihajlovic ha esordito: “È stato un anno difficilissimo. I primi mesi ero scioccata e non riuscivo a fare nulla”.
La showgirl, quindi, ha ripercorso la storia d’amore con Sinisa: “Ci siamo conosciuti che avevo 23 anni, poi ci siamo sposati e abbiamo avuto i figli. È stato un amore stupendo, durato 27 anni, e sono grata di avere vissuto la vita con lui”.
Poi la scoperta della lucemia e gli anni della battaglia con la malattia: “Dopo il primo trapianto lui si era ripreso. Poi, dopo due anni e mezzo, ha avuto la ricaduta. Lì ho capito che lo stavo perdendo, e da lì è stato tutto un crollo. I quattro anni di malattia sono stati devastanti. Devo ancora riprendermi da quello che ho visto negli ospedali. I medici hanno fatto il possibile ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Vedere negli occhi di Sinisa il terrore è stato drammatico”.
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Arianna Mihajlovic, poi, racconta di una visita a Bergamo, poco prima della morte di Sinisa: “I medici mi hanno detto che non c’era più nulla da fare. Ma nel ritorno a casa lui mi disse ‘mi spiace non vedere crescere i miei figli’. Così, insieme ai ragazzi, abbiamo deciso di non dirglielo. Era all’oscuro di tutto e fingere per noi è stato molto doloroso”.
Quattro anni senza poter piangere – “perché sapevo che lui se vedeva crollare me che ero la sua roccia” – e senza coccole – “mi avrebbe visto diversa”.
Nemmeno “all’ultimo mese, quando sapevo che sarebbe morto: volevo fargli più coccole ma non potevo. Mi dispiace per questo. Qualche giorno prima di morire, però, ci siamo detti ti amo”.
Poi la morte e la ripartenza: “I nostri figli sono molto attivi, sono diventati molto forti. Con un papà come Sinisa, vogliono dimostrargli che anche loro sono forti e in grado di andare avanti. Provare che ce la possono fare. Loro sono la mia forza: senza di loro non ce l’avrei fatta. Ho sofferto tanto per mantenere questa calma, questa forza”.