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“Aiutatemi a ricostruire il mio sogno andato in fiamme”: l’appello di Paola dopo l’incendio che le ha distrutto la casa

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“Aiutatemi a ricostruire casa dopo l’incendio”: l’appello di Paola Vagliani

“Abbiate fiducia, i sogni sanno aspettare”. Non è il messaggio contenuto dentro a un cioccolatino, ma quello di una donna ricca di speranza e coraggio. Si chiama Paola Vagliani e ha contattato TPI perché voleva raccontare la sua storia e perché non ha timore né vergogna di chiedere aiuto dopo aver aver visto andare in frantumi un suo grande sogno.

Quel sogno è stato lasciare la città in cui viveva e tutte le sue poche certezze per trasferirsi in Piemonte, ristrutturare una casa in un bosco e creare una comunità per donne. Un luogo dove accoglierle, un rifugio per quelle in difficoltà. Un posto dove potersi sentire sia sicure che in pace. Solo che, dopo essere riuscita ad arrivare solo a metà strada per quel progetto, Paola ha visto un incendio in una tragica notte divorare quella casa insieme ai suoi sogni e alle sue speranze. E ora chiede un aiuto per ricostruirla e farla diventare quello spazio di “gioia e condivisione” per donne che ha sempre desiderato creare.

La storia di Paola e della sua Terra Promessa

Paola, classe 1956, è oggi una donna di 63 anni che, sei anni fa, ha deciso che la vita di città e i mille lavori che ha svolto in tutta la sua vita non le bastavano. Non le bastava quella routine un po’ grigia perché Paola voleva dar vita a un progetto, a un sogno che le è venuto in testa e non se è più andato. Così, dopo aver venduto sia il suo piccolo appartamento di Milano che la casa paterna, ha deciso che quel gruzzolo di soldi rimediati non lo avrebbe speso per fare la “signora”, per comprarsi borse e gioielli, per visitare mostre o frequentare conferenze, ma per dare voce alla sua anima. E la sua anima parlava di una Terra Promessa, di un luogo dove Paola avrebbe messo le radici per vivere una seconda vita, una dedicata solo alle sue passioni, messe però in qualche modo a disposizione del prossimo.

“Come nasce un sogno dentro di noi? Non lo so bene, ma so che spesso i sogni hanno radici forti e pazienti. Nel mio caso, come un fiume carsico ha viaggiato per decenni nelle mie profondità, prima di uscire alla luce del sole. Deve essere nato nel ’91, durante un viaggio tra le abbazie della campagna inglese. Viaggio per un verso faticoso e sofferto, anche se indimenticabile, forse perché ero ancora in ostaggio di una diagnosi che mi complicò la vita per diciotto anni, per poi rivelarsi errata. O forse perché non avevo ancora capito come può sopravvivere un outsider. Solo nel 2013, venduta la casa di mio padre, cominciai a chiedermi che cosa realmente desiderassi, una volta sollevata dall’impegno di non poter lasciare Milano, per il lavoro e altri motivi. Sì certo, da quella data in poi avrei potuto concedermi una vita più facile con un po’ di serenità economica. Anche qualche piccolo lusso. Ma mi accorsi molto presto che le cose che mi potevo comprare sarebbero state solo delle pillole per tacitare la mia insoddisfazione di fondo. Così, un giorno, cominciai a chiedermi se magari non sarebbe stato bello farmi ospitare come laica da un monastero. Pace, silenzio, un luogo protetto dal rumore del mondo. E allora perché non crearlo io, quel monastero?”.

All’età di 57 anni Paola ha deciso di trasferirsi da Milano in Piemonte, in un piccolo paradiso sito in un bosco a 300 metri da Netro, paesino in provincia di Biella. Ha speso tutto per creare una sorta di paradiso, per ristrutturare una casa di campagna immersa nel verde, con un piccolo ruscello che scorre nel folto del bosco proprio vicino all’abitazione e un giardino con alberi da frutto e roseti che sono resistiti ad anni di abbandono. Quando Paola, dopo alcune ricerche, si è ritrovata in quel luogo, è stato come un colpo di fulmine. Dopo averlo acquistato e ristrutturato si è impegnata ogni giorno per dargli quel volto magico che sognava: “Per costruire un piccolo paradiso ho sollevato pietre che pesavano più della metà dei miei chili, ho picconato l’acciottolato per creare aiuole, raccolto e spaccato legna per tutti gli inverni, imbiancato pareti, estirpato muri di rovi, ripulito tratti del ruscello a monte del mio terreno, scavato tratti di roggia sullo sterrato che porta a casa mia, trasportato carriole di pietre per riempirne i buchi, costruito muretti a secco, ridipinto vecchi mobili di recupero”.

L’idea iniziale di Paola era quella di creare un luogo dove passare il resto della sua vita ma anche un “luogo di incontro e gioia per donne” o “viaggiatrici” che girano il mondo in solitaria, che hanno bisogno di un appoggio oppure di un rifugio. Per questa ragione Paola ha cercato di contattare associazioni che si occupano di donne, anche vittime di violenza, o sole, per stabilire delle partnership. La sua proposta, però, finiva sempre per “non rientrare nei parametri”, o almeno questa è la risposta che si è sempre sentita dare.

“Il mio intento – ci racconta – era anche quello di creare un piccolo indotto in favore del paese, Netro, portando dei benefici a questo piccolo luogo e a chi lo abita. Avrei voluto rintracciare le preziose unicità botaniche che stanno scomparendo e languiscono negli orti abbandonati. Avrei voluto sostituire ai rovi del pendio a sud est della mia piccola proprietà frutti di bosco e noccioli. In quella casa, in quella vita, ho investito ogni risorsa. E nel costruire il mio angolo di pace, la mia Terra Promessa, ho lavorato per rivalorizzare un territorio splendido, ancora in parte selvaggio e ricco di biodiversità”.

Quando le risorse economiche a disposizione dopo il grosso investimento per ristrutturare la casa sono terminate, Paola ha messo su “una microscopica attività di guest house” e per qualche tempo ha dato alloggio a turisti in cerca di pace e bellezza, quella della natura, fornito loro abbondanti colazioni anche se spesso questo poteva voler dire sacrificarsi, saltare i pasti. Ma Paola, pur con tutte queste difficoltà, si sentiva piena, soddisfatta di essere riuscita a creare quel piccolo indotto per Netro visto che i suoi ospiti, durante la permanenza, li invitava ad andare a cena nei ristoranti del paese, a portare soldi alle attività locali. Soddisfatta per tutte quelle ottime recensioni che le lasciavano le persone e che le davano conferma di aver preso la strada giusta. “Nonostante i sacrifici non sarei tornata indietro per tutto l’oro del mondo. Quella casa e quella terra rappresentano il mio riscatto, le ali che ho riscoperto di avere alla soglia dei sessant’anni”.

La notte dei sogni spezzati

Purtroppo però, in un giorno molto sfortunato, Paola ha visto andare in fumo tutti i suoi sogni e progetti, letteralmente. La notte del 2 dicembre 2017, probabilmente a causa di una non corretta costruzione della canna fumaria, il tetto della sua casa ha preso fuoco e il Paradiso che era con fatica riuscita a creare è diventato in un attimo un Inferno. Le fiamme hanno devastato tutto il primo piano e reso la casa inagibile.

“Dopo quella tragedia, da un giorno a un altro, mi sono ritrovata indigente”, sono le tristi parole di Paola che, dopo aver alloggiato in alcune strutture, è oggi ospite di una casa parrocchiale. Ma, nonostante tutto, nonostante il dispiacere di aver visto in pochi secondi andare distrutto tutto quello che aveva costruito, le difficoltà quotidiane e l’amara consapevolezza di aver perso le sue uniche risorse in quelle fiamme, Paola è una donna che non si è persa d’animo. Che continua a mettersi a servizio della comunità, che sa utilizzare le sue inesauribili risorse non solo per sopravvivere, ma anche per vivere continuando a sperare che un giorno quel che aveva possa tornare. E, come anticipato all’inizio, non ha timore di domandare alle persone, come a quella comunità che ha cercato di sostenere, un aiuto per rimettere in piedi la sua Terra Promessa e tornare “all’unica casa e all’unica vita” che possiede. Con la promessa che, se lo farà, quella casa rinascerà per sole donne o gruppi femminili.

“Sto cercando di raccogliere 40mila euro per poter riparare la mia casa nel bosco e tornare ad abitarvi. Il 2 dicembre 2017 è stata devastata da un incendio che ha distrutto completamente il tetto e gran parte del primo piano. Ho 63 anni e dopo aver tentato tutte le strade percorribili, ho deciso di giocarmi l’ultima carta con una sottoscrizione. Ho intenzione di creare un piccolo monastero laico per donne. È così impossibile? Per esempio 400 persone che contribuiscano con 100 euro ciascuna”.

Per chi volesse aiutare Paola questo il suo Iban : IT94J0760110000001016992842, BIC o  SWIFT :  BPPIITRRXXX (intestato a Paola Mariolina Vagliani, Regione Morello 2, 13896 Netro, Biella).

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