La presenza femminile nelle squadre di Serie A in Italia: analisi di Affidabile.org
In un’epoca in cui le battaglie sociali sono sempre più al centro del dibattito politico e culturale, la questione relativa ai diritti e alle pari opportunità delle donne in ogni ambito della società assume un’importanza sempre più decisiva. Nonostante i numerosi, goffi tentativi fatti negli ultimi anni, il lavoro da fare perché si arrivi a una reale parità di genere, tuttavia, è ancora tantissimo e quello del calcio è uno dei tanti mondi in cui la strada da percorrere è ancora molto lunga.
In occasione della Festa della Donna la redazione di Affidabile.org ha quindi condotto uno studio volto ad analizzare la reale presenza delle donne all’interno delle società professionistiche italiane nel tentativo di fare chiarezza su una delle questioni più dibattute degli ultimi tempi.
Per lo studio sono stati utilizzati i dati presenti sui siti ufficiali delle principali squadre di calcio del Bel Paese, lì dove disponibili, e su altre fonti quali Wikipedia o su studi specifici condotti sull’argomento.
Le donne occupano il 16,8% dei ruoli dirigenziali
Sebbene le donne rappresentino il 28% dei circa cinque milioni di atleti tesserati a livello nazionale, solo il 16,8% delle donne ricopre un ruolo dirigenziale all’interno di società professionistiche. Un dato che diventa ancora più impietoso se si fa riferimento alle figure apicali all’interno delle Federazioni: solo il 12% dei ruoli do,a dirigente di Federazione è ricoperto da donne. Numeri che, se possibile, diventano ancora più netti quando si parla del calcio che è probabilmente ancora oggi lo sport dove si avverte maggiormente il pregiudizio di genere.
Bologna, Frosinone e Sassuolo tra le squadre con più donne in società
Tra le squadre che vantano il maggior numero di donne all’interno del proprio organigramma societario ci sono il Bologna, il Sassuolo e il Frosinone: tre società estremamente giovani e dinamiche che stanno adottando da anni un modello di business in controtendenza rispetto alle dirette competitor della massima serie. Il Bologna, sotto la guida del presidente italo-statunitense Saputo, si è prefissato come obiettivo il raggiungimento della piena parità di genere all’interno dell’organigramma societario e oggi è la prima società in Italia per numero di donne in posizioni apicali, ben 11, seguito a ruota dal Frosinone e dal Sassuolo che si fermano a quota nove. Più indietro invece le altre società che devono fare ancora molto da questo punto di vista.
In Italia tre donne su 10 occupano un ruolo dirigenziale
Il problema della presenza femminile in posizioni dirigenziali, però, non è un problema che riguarda esclusivamente il calcio o il mondo dello sport in generale e un recente studio riportato anche dal Corriere.it ci racconta che in Italia solo tre donne su 10 ricoprono un ruolo dirigenziale. Un dato nettamente inferiore rispetto alla stragrande maggioranza dell’Europa, con Germania, Svezia, Norvegia e Francia che vantano i numeri migliori in tal senso.
Il calcio, se possibile, fa registrare numeri ancora peggiori rispetto a quelli già negativi rilevati a livello nazionale, a testimonianza della persistenza di un modello ideologico consolidato che vede il calcio come “uno sport da uomini”. Neppure la crescita del calcio femminile, sia in termini di sponsorizzazioni che di copertura televisiva, sembra essere riuscita ad abbattere il muro del pregiudizio.
CdA, segreteria e amministrazione: dove le donne sono più presenti
Una squadra di calcio che prende parte al campionato di Serie A necessita di una cura maniacale di ogni aspetto della vita societaria. Se per quanto riguarda le posizioni dirigenziali in ambito di area tecnica e scouting le donne latitano, in altri settori come l’amministrazione, la segreteria e la vice presidenza le presenze femminili non mancano e, anzi, sono in continuo e costante aumento di anno in anno. Sono infatti sempre di più le donne dirigenti in Serie A, ma poche sono inserite all’interno dei team che si occupano della parte squisitamente “tecnica” della vita sportiva delle società. Su circa 550 ruoli attivi in massima serie, solo 89 sono ricoperti da donne: un dato impietoso che racconta meglio di mille parole la portata del fenomeno.
Per Sassuolo ed Empoli è una questione di famiglia
Non mancano, però, esempi virtuosi e uno dei più significativi in tal senso ci giunge da Empoli, la piccola cittadina toscana che negli ultimi anni si sta ben difendendo in massima serie, grazie a un settore giovanile tra i migliori d’Italia e a una fitta rete di scouting che ha consentito ai toscani di chiudere in attivo tutti gli ultimi bilanci. Come raccontato anche da LaNazione.it un ruolo fondamentale nel club empolese è quello di Rebecca Corsi, figlia del presidente, che ricopre il ruolo di vice presidente e che siede all’interno del Consiglio di Lega. Anche il Sassuolo è tra le società virtuose per la presenza di figure femminili in posizioni apicali, con Veronica Squinzi che ricopre il ruolo di vice presidente.
Sono tuttavia lontani i tempi in cui una donna come Rosella Sensi ricopriva il ruolo di presidente della Roma e la sensazione è che difficilmente potremo assistere a un netto cambio di rotta nei prossimi anni, anche se la presenza di sempre più fondi stranieri all’interno del nostro campionato fa ben sperare per un generale riammodernamento anche e soprattutto dal punto di vista ideologico.
Metodo di raccolta dati
Come preannunciato all’inizio dell’articolo, raccogliere questi dati si è rivelata un’impresa più ardua del previsto e il miglior modo per avere una chiara visione d’insieme è stato consultare i dati presenti sui siti web delle stesse società. Per alcune di esse, tuttavia, è stato necessario il ricorso a Wikipedia e ad altre fonti che citano studi condotti sull’argomento.
La speranza è che questo articolo sia stato utile per fare chiarezza su un mondo, quello del calcio, che si conferma tra più restii ad aprire le proprie porte all’universo femminile e che solo negli ultimi anni sta iniziando a fare dei piccoli passi in avanti. La presenza in massima serie di Maria Sole Ferrieri Caputi, il primo arbitro donna ad arbitrare una partita di Serie A, fa ben sperare in ottica futura e lascia la consapevolezza che forse i tempi sono finalmente maturi per compiere dei significativi balzi in avanti dal punto di vista culturale.