Will e Maxima, re e regina di cuori
Passaggio di corona in Olanda, Beatrice cede il trono al figlio
“È la quiete prima della tempesta”, dove quiete sta per compleanno e tempesta per intronizzazione. Così diceva il principe Willem-Alexander tre giorni prima di diventare re soffiando sulle quarantasei candeline che segnano i suoi anni ai pochi famigliari ed amici presenti per un semplice e intimo rito d’auguri.
Ancora il tempo di un tweet, il primo dopo più di un anno di silenzio, per annunciare ai suoi 10.579 follower i suoi ultimi momenti da principe ereditario ‘prima’, come scrive lui, ‘che la festa cominci’.
Dopo oltre un secolo di regine, sul trono d’Olanda sale un re, il primo vero cambio generazionale tra le teste coronate d’Europa. Willem-Alexander diventa così il sovrano più giovane del Vecchio Continente.
Sua madre, la regina Beatrice, adesso Sua Altezza Reale principessa dei Paesi Bassi, dopo trentatré anni di regno ha deciso di lasciare il trono al figlio maggiore per far si che anche la monarchia stia al passo con i tempi.
Nella casata Orange-Nassau l’abdicazione non è una mossa nuova, secondo il principio del rinnovamento già la madre di Beatrice, la regina Giuliana, le cedette il trono sempre un 30 aprile, perché è il giorno della regina, ma del 1980.
Questa volta, però, dietro al gesto sembrerebbe esserci di più. L’amore di una mamma per un figlio malato. Secondo la stampa olandese, infatti, la sovrana vuole rimanere il più possibile accanto a Friso, suo secondogenito, in coma dall’inverno scorso. Stava sciando a Lech, in Austria, dove la famiglia reale olandese trascorre le vacanze d’inverno dal 1959, quando una valanga lo seppellì. Rimase venticinque minuti sotto quaranta centimetri di neve. L’ossigenazione al cervello ne soffrì. Da allora Friso è ricoverato al Wellington Hospital di Londra in coma vegetativo. Beatrice, in realtà, aveva già abdicato allora, quel disgraziato 17 febbraio 2012.
La sovrana ogni fine settimana si reca nella capitale britannica in visita al figlio, alla nuora Mabel e alle nipotine.
Con queste premesse e l’indice di gradimento della monarchia al 78%, a Beatrice la decisione di passare il testimone dev’essere sembrata più un gesto naturale che sofferto.
Willem-Alexander, in linea con il rinnovamento, ha immediatamente precisato: “Non sono un feticista del protocollo. E non ci tengo a farmi chiamare maestà”.
Sicuramente sarà un re dimezzato. È del marzo scorso, infatti, la legge che priva il re del potere di nominare il primo ministro. Il suo ruolo sarà sempre meno politico e più di rappresentanza. Non male, tuttavia, come testimonial di lusso del proprio Paese, avendo si la responsabilità del titolo ma non il peso. Un dettaglio non trascurabile è che Willem-Alexander è erede di una delle fortune più consistenti al mondo, con Beatrice presenza fissa nelle classifiche stilate dal magazine Forbes fra i più ricchi del pianeta.
Ma il personaggio chiave della famiglia Orange-Nassau, che ha fatto breccia nel cuore degli olandesi, è la moglie del re, Maxima Zorreguieta, la borghese venuta dal golpe, con un padre scomodo perché legato alla dittatura argentina di Videla e per questo tenuto lontano dalla corte, da tutte le cerimonie ufficiali, matrimonio e intronizzazione comprese. Lei è bella, bionda, solare, intelligente, dedita alla beneficenza, amatissima dalla suocera e mamma di tre splendide bambine, mediaticamente parlando una nuova Lady Diana, la principessa del popolo che, però, vive di testa e di buonsenso e non di tormenti e belle speranze.
Il giorno della salita al trono di Willem-Alexander, l’Olanda, con piazza Dam, cuore delle celebrazioni, tinta d’arancione, non era sola a festeggiare. Oltreoceano le vie di Buenos Aires erano in festa perché, adesso, in quella corona c’è anche un po’ di passione.
Gli argentini entusiasti scherzano sul poker nazionale: “Abbiamo Maradona, Messi, il Papa e anche una regina!”
Questa sovrana, tanto popolare in patria, quanto nella terra dei diamanti e dei tulipani per l’ambasciatore d’Olanda in Argentina “può stimolare la relazione tra Paesi Bassi e America Latina.”