Uccise a coltellate il suo stupratore perché minacciava di fare del male alla figlia: condannata a 10 anni
Una donna di 35 anni è stata condannata per aver ucciso il suo aggressore. Nel 2015 la vittima ha inferto 60 coltellate all'uomo che l'aveva violentata, poi ha attaccato il cadavere alla sua auto trascinandolo per oltre un chilometro per poi abbandonarlo in un fosso
Ha ucciso brutalmente l’uomo che l’aveva stuprata e aveva minacciato di fare del male alla figlia e oggi è stata condannata a dieci anni e sei mesi di carcere. È successo a Capalba, in Australia, dove Roxanne Eka Peters ha accoltellato al cuore e al pene il 51enne Grant Cassar, il suo aggressore sessuale.
Poi la donna ha legato il corpo senza vita dell’uomo alla sua auto e l’ha trascinato così per un chilometro e mezzo, prima di nasconderlo in un fosso. Il fatto risale al 4 dicembre del 2015, ma il cadavere dell’uomo fu rinvenuto soltanto il giorno successivo. Oltre sessanta le coltellate che la donna aveva inferto all’uomo.
Roxanne Eka Peters ha raccontato l’esperienza drammatica che aveva vissuto qualche giorno prima e che l’aveva spinta a pianificare e compiere quel gesto. Grant Cassar l’aveva infatti aggredita e violentata, ma era andato oltre. Quello che ha fatto scattare la scintilla nella testa della donna era stato il fatto che l’uomo avesse minacciato Roxanne di fare del male alla sua bambina se si fosse rifiutata di fare sesso con lui.
Peters non aveva sopportato quelle parole e, preso un coltello, aveva pugnalato più e più volte l’uomo urlando “nessuno mi violenta”. Dopo sessanta coltellate, Roxanne ha pensato di doversi sbarazzare del corpo di Grant Cassar, così si è rivolta a un amico chiedendogli di aiutarla a spostare il corpo. Questi però si è rifiutato di collaborare e la donna si è ritrovata da sola a dover sbrigare la faccenda. Così Roxanne ha deciso di legare il cadavere di Cassar alla sua auto, trascinandolo per strada .
La Corte Suprema di Brisbane l’ha condannata a 10 anni e 8 mesi di reclusione, ma per buona condotta potrebbe lasciare il carcere già nel 2020. Lo stupro perpetrato dal 51enne ai danni della donna è stato definito dal giudice David Boddice come una “significativa provocazione”.
Il giudice, però, ha sottolineato anche che l’accanimento sul corpo senza vita dell’uomo sia stato “spietato”. L’omicidio brutale è avvenuto a casa della donna, dove il 51enne era entrato per cucinare metanfetamina. Roxanne, infatti, sarebbe tossicodipendente.