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Tra le vittime dell’attentato di Istanbul c’è un uomo che voleva salvare il figlio dall’Isis

Immagine di copertina

Fathi Bayoudh, un medico tunisino, era giunto nella città turca per riportare a casa il giovane arruolatosi nelle file del sedicente Stato islamico e poi pentito

Sul suo profilo Facebook, Fathi Bayoudh è ritratto su uno scoglio al mare mentre accarezza il suo cane. Amici, familiari e semplici conoscenti lo ricordano come un uomo severo ma gentile, che aveva dedicato gran parte della sua esistenza ad aiutare le persone in difficoltà, soprattutto i bambini.

Fathi Bayoudh era il medico ufficiale del campo militare di Tunisi. Alla carriera nell’esercito l’uomo aveva affiancato anche l’impegno in diverse organizzazioni non governative, attive nel fornire sostegno ai familiari delle vittime di guerra. Qui, il dottor Bayoudh aveva messo al servizio delle donne e dei loro figli la sua professionalità e la sua specializzazione in pediatria.

Tuttavia, da circa sei mesi la famiglia Bayoudh viveva nell’angoscia e nella disperazione più totale, come hanno raccontato alcuni amici e parenti raggiunti telefonicamente dal New York Times

Il loro unico figlio, Anwar Bayoudh, 26 anni, all’inizio del 2016 aveva deciso di fuggire via di casa per arruolarsi nelle fila del sedicente Stato islamico. 

Il giovane si era allontanato dalla sua famiglia con la scusa di dover seguire uno stage in Svizzera. In realtà il 26enne in compagnia della sua fidanzata aveva dapprima attraversato la Francia, poi la Turchia, l’Iraq e infine era giunto in Siria.

Ben presto la realtà si mostrò diversa da come l’aveva immaginata fino a quel momento e l’impulso a fare marcia indietro non tardò a manifestarsi. 

Di sua spontanea volontà, Anwar decise di consegnarsi alle autorità turche in una città al confine con la Siria. La comunicazione alla famiglia arrivò attraverso i canali dell’ambasciata tunisina in Turchia. Il giovane era sotto la custodia della polizia locale. E fu lì che il dottor Bayoudh non perse un secondo e decise di partire per recuperare suo figlio, sperando di poterlo riportare a casa.

Martedì 28 giugno, l’uomo si era recato all’aeroporto Ataturk di Istanbul, in Turchia per un appuntamento con sua moglie, che sarebbe arrivata di lì a poco da Tunisi. 

Ma alle 22 ora locale, un commando di uomini armati ha fatto irruzione nell’area degli arrivi internazionali sparando a caso sulla folla che transitava, mentre i tre attentatori si sono fatti esplodere poco dopo causando la morte di 41 persone, compreso il dottor Bayoudh. 

(Qui sotto Fathi Bayoudh mentre visita un bambino)


L’uomo era arrivato nella città turca qualche mese prima, non appena aveva ricevuto comunicazioni dalla sede diplomatica tunisina che informava la famiglia della cattura di Anwar. Fathi e sua moglie, anche lei medico, speravano così di riportare in patria il loro unico figlio.

Secondo i racconti di alcuni amici e parenti, la coppia aveva avviato delle trattative con le autorità turche e tunisine e aveva perfino pagato delle somme in denaro a dei contrabbandieri affinché aiutassero il giovane a fuggire da Falluja in sicurezza. 

La notizia della morte del dottor Bayoudh è stata confermata il giorno successivo dal ministero degli Esteri tunisino. “Era un uomo molto generoso, vivace e sempre molto attivo”, ha raccontato un amico di famiglia. 

La loro preoccupazione principale si riversava interamente su quel figlio con una vita accademica instabile. Anwar si era iscritto alla facoltà di medicina in Mauritania, ma non aveva terminato il ciclo di studi. Era poi passato a seguire un corso per diventare pilota d’aerei e infine aveva deciso di buttarsi sullo studio delle discipline economiche, iscrivendosi alla facoltà di economia di Tunisi, prima di partire alla volta della Siria. 

Il viaggio negli abissi di un paese devastato dalla guerra e sotto il controllo dei miliziani dell’Isis era durato tre mesi. Una volta giunto a destinazione, Anwar era stato reclutato dai combattenti del sedicente Stato islamico come medico. Ma si era reso conto immediatamente dell’errore commesso. Un mese dopo la fuga, il giovane aveva chiamato il padre chiedendogli aiuto. 

L’unica soluzione era quella di consegnarsi alle autorità turche. Consiglio che il giovane aveva seguito nella speranza di scontare le sue responsabilità e tornare a condurre una vita regolare. Ma colui che avrebbe dovuto rappresentare la sua unica ancora di salvezza, ossia suo padre, è stato ucciso da quegli stessi combattenti che Anwar per mesi aveva sostenuto e seguito. 

“Amava suo figlio così tanto da essere disposto a fare qualsiasi cosa per lui”, ha ricordato ancora un amico di famiglia. “Il dottor Bayoudh oltre a rivestire un alto grado militare, era un uomo di elevato spessore morale. Aveva perfino contribuito a costruire un ospedale per bambini durante una sua missione in Somalia”. 

Ma il destino ha riservato a questa famiglia un epilogo drammatico.

Intanto, secondo un’agenzia di stampa con sede a Tunisi, la moglie e il figlio del dottor Bayoudh saranno consegnati ben presto alle autorità tunisine. 

(Ancora un’immagine del dottor Bayoudh impegnato a visitare un paziente. Credit: Twitter)


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