Tube to Notting Hill.
Storia di una lei
Metropolitana direzione Notting Hill. Linea Centrale, rossa. Una donna, sola, con la spesa fra le gambe. E un computer. Ha voluto accostare quei colori insieme, quell’amaranto dei collants con la giacca bordeaux. E poi ecco quelle scarpe, gialle, stondate, come quelle delle bambine, ma col tacco. Bagnate dalla pioggia. Lei sta tornando a casa, sola, stanca. È tardi. C’è un che di eccentrico in lei, seppur lieve, ma ben deciso. Un’affermazione di sè, di luce, di diversità. Lavora in un ufficio, ed il suo lavoro è noioso, ripetitivo. Le scarpe le ha comprate on line dal suo appartamento di Notting Hill, che divide con una sua amica. La casa è disordinata, è l’opposto della sua vita, impostata e abitudinaria. Le piace andare al cinema, leggere i libri ed innamorarsi. Il suo fidanzato sarebbe un musicista. Quelle scarpe fanno di lei una persona più creativa. Non sono nuove nè le terrà bene. Ma per adesso è contenta di poter essere un po’ diversa. Quando esce per Notting Hill, il quartiere di Londra per eccellenza, un’ottima alternativa al centro SW, se ne va verso Portobello, al mercato, dove prende ispirazione dai banchi colmi di vestiti, spesso usati, e per lo più anni ’70 e ’80, in mezzo alle mille persone che da ogni parte del mondo vanno a curiosare e ai profumi esotici del mangiare in vendita per la strada. Anche questa è Londra. Voto alle scarpe: 6,5.