Troppi film su Hillary Clinton
I Repubblicani insorgono contro due possibili sceneggiati su Hillary Clinton in vista delle elezioni presidenziali del 2016
«Se entro il 14 agosto Nbc e Cnn non ci diranno che rinunciano a realizzare uno sceneggiato e un documentario su Hillary Clinton, al meeting estivo dei repubblicani che si terrà quel giorno chiederò al partito di votare l’esclusione di queste due reti dai dibatti televisivi per le primarie del 2016». Il capo dell’organizzazione politica del fronte conservatore, Reince Priebus, ha formulato così qualche giorno fa la sua minaccia. Fin da subito son piovute pensanti critiche ed è stato accusato di calpestare la libertà di stampa. In molti, però, hanno visto un fondo di ragione nel messaggio del presidente del Republican National Committee.
Ma andiamo con ordine. Quali sono questi due progetti che hanno fatto infuriare il mondo repubblicano? Il primo è una serie tv di cui Hillary Clinton sarà l’assoluta protagonista. Il network americano Nbc, infatti, sta accelerando per mandare in onda al più presto una fiction a puntate sull’ex first lady della Casa Bianca, e lo sta facendo con la convinzione che Hillary si candidi per la successione di Obama nel 2016.
Bob Greenblatt, direttore della programmazione della Nbc, conta di mandare in onda la serie (quattro puntate in prima serata) tra meno di un anno, in pieno periodo di Mid-term elections, le elezioni per rinnovare parte del Congresso. Secondo le prime indiscrezioni, sarà l’attrice Diane Lane, Oscar 2012 per Unfaithful – L’Amore Infedele.
Il secondo progetto è un documentario prodotto dalla Cnn e diretto da Charles Ferguson; anche lui vincitore di un Oscar per «Inside Job», un documentario-denuncia sulla crisi finanziaria esplosa nel 2008 che fa a pezzi Wall Street.
La dichiarazione di Reince Priebus ha (ri)aperto un dibattito sull’impatto politico di «fiction» televisive e cinematografiche nel quale alcuni intellettuali, anche di sinistra, hanno ammesso che il suo ragionamento non è campato in aria. La democratica Maureen Dowd, «columnist» del New York Times, ammette che la tesi del presidente del Republican National Committee stavolta ha un fondamento: «Un film può alterare radicalmente la percezione che la gente ha di un personaggio, facendolo sembrare più simpatico, più affidabile, più cool. O tutto il contrario. Un regista capace può confezionare un delizioso soufflé di propaganda politica».
Vedremo oggi, al previsto meeting estivo dei repubblicani, se le minacce di Reince Priebus si concretizzeranno o se una delle due emittenti farà un passo indietro.
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