Sopravvivere a Milano
Un Moscow Mule al posto dell'Utopia
Sopravvivere a Milano
“Does the sun ever shine in this city?”, mi chiedeva ieri un amico americano di passaggio a Milano. Non ha tutti i torti. Ma il problema non è il clima infelice a Milano, è che tolto il lavoro non resta molto da fare.
Una volta ogni morte di papa hai un concerto a San Siro (a giugno per fortuna ci aspetta Bruce), il Blue Note ha ormai una programmazione da far piangere (a febbraio la scelta è fra Paolo Belli e Ray Gelato) e il fine settimana piuttosto che morire di freddo allo stadio preferisci barricarti in casa. Almeno hai Serge Gainsbourg su Sky Arte.
Ora scopro che ci hanno perfino tolto la Libreria Utopia (destinazione nuova: Città Studi), oasi intellettuale nel deserto milanese, paradiso di controinformazione. Da loro ho avuto i Libri del Rogo di Toni Negri e le edizioni Shake curate da Primo Moroni. E delle rarità di Derive Approdi tenute nascoste come samizdat, quasi fosse materiale incendiario pronto ad esplodere in mezzo alla volgarità trionfante del Radetzky.
C’è un solo modo per sopravvivere a Milano. Aspettare che arrivi la domenica pomeriggio, piazzarsi al bancone del tuo bar preferito e ordinare il solito: vodka, ginger beer, lime. Neppure a New York, trust me, servono un Moscow Mule così.