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Un voto inutile, se non deleterio

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L'Italia e la questione palestinese

Quando nel 2012 si pose il tema di far entrare l’Autorità Nazionale Palestinese tra i membri osservatori dell’Onu, sostenni il voto favorevole dell’Italia in seno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

In quel delicato frangente storico, la dinamica politica vedeva il fronte cisgiordano schiacciato tra due fuochi quanto mai opposti tra loro: Hamas e i suoi sodali della Striscia di Gaza da una parte e il governo israeliano dall’altra.

L’accettazione dell’Autorità Nazionale Palestinese come membro osservatore dell’Onu – cosa ben diversa dalla proposta di accettare l’Autorità come membro vero e proprio, per fortuna bocciata dall’Onu – appariva come una linea di credito nei confronti di un’entità palestinese maggiormente moderata e lontana dall’azione terroristica di Hamas.

Questa linea di credito però non poteva che essere condizionata da un fattore: quello che ha visto Hamas emergere e dominare la Striscia di Gaza, in primis per la negligenza e l’altro livello di corruttela all’interno di Fatah.

Della serie: palestinesi moderati, per quanto mi riguarda, avete già fallito politicamente. Ma vi diamo comunque un’ultima carta da giocare, un’ultima chance. Giocatela bene.

L’approvazione di due mozioni da parte del Parlamento italiano sul riconoscimento dello stato palestinese non tiene conto di questo condizionamento di tipo politico. Che è fondamentale per la riuscita stessa del negoziato.

Una linea di credito come quella rappresentata dall’accettazione della Palestina tra gli osservatori Onu può essere credibile solo se viene concessa dalla comunità internazionale quale atto politico e di testimonianza.

Ma diviene del tutto deleteria se riconosciuta da un singolo stato nazionale, con l’unico intento di dare valore giuridico a un’entità quanto mai indefinita e dalla discutibile legittimità.

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