200 renne morte di fame alle Isole Svalbard: “È colpa del cambiamento climatico”
Il global warming nella zona dell'Artico è due volte più veloce rispetto al resto del mondo
200 carcasse di renne sono state trovate morte nell’arcipelago delle Isole Svalbard, nel mar Glaciale Artico: sono morte di fame. Il ritrovamento degli animali senza vita ha preoccupato gli studiosi dell’Istituto polare norvegese, consapevoli che quelle morti sono “causa diretta dei cambiamenti climatici”.
Secondo quanto rilevato dagli studiosi, infatti, un numero così alto di mortalità è riconducibile alle conseguenze del riscaldamento globale. A dirlo è il capo del progetto Åshild Ønvik Pedersen, che ha spiegato come il global warming nella zona dell’Artico è due volte più veloce rispetto al resto del mondo.
La carenza di cibo che ha portato alla morte le 200 renne delle isole Svalbard è dovuta proprio al cambiamento climatico. Come ha riferito Pedersen “il cambiamento climatico causa piogge molto più frequenti. L’acqua caduta in abbondanza forma poi uno strato di ghiaccio sulla tundra che provoca la carenza di cibo”.
Il ghiaccio diventa così spesso da impedire alle renne e agli altri animali che vivono nella zona di arrivare a licheni e licheni di cui si nutrono e così le bestie muoiono a causa delle fame, letteralmente.
A rendere ancora più difficile la situazione è la crescita del numero di capi. Dagli anni Ottanta a oggi, infatti, il numero di renne è raddoppiato nel territorio dell’arcipelago delle Svalbard. Sono circa 22mila oggi gli esemplari che popolano le isole più a nord della Norvegia. Questo significa che la lotta alla sopravvivenza diventa ancora più difficile, soprattutto se il cibo continua a scarseggiare.