Politici-sportivi: Raheel Sharif
Non c'è occasione migliore di una partita benefica di cricket dedicata ai martiri del Pakistan nel giorno dell'indipendenza per promuovere la propria immagine
Uno degli obiettivi di questo blog è quello di sviscerare il complesso e ambivalente rapporto che esiste fra lo sport e la politica. Una categoria che abbiamo seguito con particolare attenzione è quella dei “politici-sportivi”: ovvero quei leader che usano lo sport per aumentare la propria popolarità. In passato ci siamo occupati delle esternazioni calcistiche del Premier malese Najib Razak, delle “abilità” con la mazza e il disco da hockey di Putin e Lukashenko e in più occasioni di come la popolarità del Presidente americano Barack Obama abbia beneficiato dell’amicizia di campioni come Le Bron James o Usain Bolt. Non è poi mancato uno sguardo a personaggi del recente passato come Margaret Thatcher e Nelson Mandela.
Oggi invece ci spostiamo in Pakistan per parlare di cricket e del Capo di Stato Maggiore dell’esercito pakistano Raheel Sharif, uno degli uomini più popolari della regione e noto per aver assunto un atteggiamento assai più rigido dei suoi predecessori nei confronti dei talebani. Pur essendo un generale, rientra a pieno titolo nella categoria dei politici, visto che fin dalla sua indipendenza in Pakistan i militari hanno avuto una grande influenza. Il cricket, in quanto sport più amato, è invece la disciplina che meglio ogni altre contribuisce a modellare l’identità nazionale, specie in opposizione ai mai troppo amati vicini indiani.
Venerdì 14 agosto sui media Pakistani ha avuto grande risalto la partita che si è giocata a Rawalpindi fra la squadra nazionale e quella dell’esercito pakistano, capitanata dalla stella locale Shahid Afridi. Si è trattato di un match di beneficenza giocato su soli 10 overs (60 palle a testa, la squadra che fa più punti vince) per celebrare l’anniversario dell’Indipendenza e commemorare coloro che hanno perso la vita combattendo per il Paese. L’incontro, oltre alla rievocazione patriottico-nazionalista, aveva fra i suoi obiettivi anche la nobile causa di raccogliere fondi in favore dei rifugiati presenti nel Paese. Non va infatti dimenticato infatti che il Pakistan è lo Stato che ospita il maggior numero di rifugiati al mondo (più di un milione e mezzo, provenienti quasi interamente dall’Afghanistan).
L’intero palcoscenico se lo è però preso il patrocinatore dell’evento, il Generale Raheel Sharif, che ha inaugurato simbolicamente la partita colpendo egregiamente la palla lanciatagli in maniera più che accomodante dal più celebre giocatore pakistano in attività, il già citato Shahid Afridi. Il video del “colpo di classe” dell’ingessato Generale è stato trasmesso da tutti i principali canali televisivi, è diventato virale su internet (quantomeno all’interno del network pakistano) ed ha sostanzialmente oscurato il resto dell’incontro (GUARDA IL VIDEO).
Dal punto di vista strettamente sportivo il gesto del Generale Sharif non vale certo più dei gol di Putin o dei canestri di Obama, ma è da quello politico-propagandistico che rappresenta senza dubbio un bel successo di immagine. Per Sharif la scelta di associarsi a un simbolo pacifico ma altamente patriottico come la nazionale di cricket si è rivelato infatti un modo efficace per rafforzare il proprio prestigio al di fuori della cerchia strettamente militare ed accrescere la sua già elevata popolarità (nel 2014 era stato eletto da Newsweek Pakistan uomo dell’anno).
Peraltro, non è la prima volta che Sharif interviene in questo sport. Lo scorso maggio, dopo la vittoria ottenuta contro lo Zimbabwe, il generale si era personalmente congratulato con Afridi per il successo ottenuto e aveva ringraziato la squadra africana per aver accettato l’invito, dato che dopo l’attentato alla squadra srilankese a Lahore nel 2009, nessun’altra nazionale di cricket aveva più intrapreso trasferte nel Paese.
In Pakistan, del resto, il cricket è davvero qualche cosa di più un semplice sport, basti pensare che Imran Khan, uno dei principali leader dell’opposizione, è stato anche il capitano della nazionale vincitrice del mondiale nel 1992 e che gli incontri con l’India hanno materialmente scandito l’evoluzione dei rapporti politici con i vicini al punto da coniare l’espressione “cricket diplomacy”.