Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 14:30
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Senza categoria

Padre Paolo, estremista del dialogo

Immagine di copertina

Il gesuita si stava recando nel neonato "Stato islamico di Raqqa" dove le milizie si combattono intorno una diga

Elettricità e acqua. A Raqqa, nel nord della Siria, la battaglia infuriata a fine marzo tra islamisti filo al Qaeda e il battaglione al Faruq dell’esercito siriano libero, si è consumata attorno al controllo di una delle dighe più grandi del Paese. Il risultato, scontato, ha visto la vittoria dei miliziani che rispondono direttamente agli ordini di Ayman al Zawahiri, successore di Osama Bin Laden. Da lì la formazione dello Stato islamico di Raqqa, la cui popolazione (mezzo milione di abitanti) vedeva anche molti cristiani, ma già ad aprile i cittadini sarebbero scesi a meno di 100.000. Sapeva tutto questo Padre Paolo dall’Oglio di cui non si hanno più notizie da sabato scorso. Da quando era stato espulso dalla sua Mar Musa, monastero a 80 chilometri da Damasco, Padre Paolo faceva la spola tra Siria, Turchia e Iraq, in particolare nelle aree curde.

Il gruppo di qaidisti per “Lo stato islamico di Iraq e Levante” (ex Jabhat al Nusra), che governa Raqqa, è presente anche nel villaggio cristiano di Ghassanie, vicino Latakia, dove il 23 giugno scorso è stato ucciso padre François Mourad, francescano. Più recente è invece l’omicidio di un popolare leader dell’Esercito siriano libero, Kamal Hammami, freddato davanti ai suoi uomini mentre andava ad incontrare i qaidisti per preparare nuovi attacchi contro il regime. (Vedi post “Storia di un cannibale improvvisato”).

A padre Paolo non fanno paura gli islamisti, perché anche lui è un estremista, sì, un estremista del dialogo. Per questo voleva parlare con i qaidisti così come per trent’anni aveva dialogato col regime siriano. In un suo recentissimo articolo postato su Huffington post Italia, http://www.huffingtonpost.it/padre-paolo-dalloglio/la-morale-cristiana-e-larma-chimica-siriana_b_3622154.html

ha scritto parole molte dure contro il regime contro cui giustifica gli attacchi dei ribelli, come “legittima difesa”. Le parole del gesuita sembrano esulare ormai da un’ottica puramente religiosa, ma giudicare le cose fuori contesto mi sembra attualmente del tutto inappropriato. Per questo mi limito a scrivere i fatti. Nella zona dove padre Paolo ha dato le sue ultime notizie, a Raqqa, c’erano problemi di leadership del territorio. In particolare può far riflettere un episodio: l’arresto di un emiro ceceno da parte della milizia curdo-siriana YPG e il conseguente rapimento di decine di militanti del gruppo da parte dei qaidisti, come rappresaglia. Episodi come questo sono all’ordine del giorno, così come i rapimenti di giornalisti occidentali di cui a volte non si ha alcuna notizia per volere delle autorità nazionali o delle famiglie.

E proprio a Raqqa sono spariti pochi giorni fa due reporter europei di cui non menziono la nazionalità per rispettare il silenzio stampa. Diffondere o non diffondere la notizia di un rapimento? È un quesito che ci siamo posti il 12 luglio scorso a Beirut durante un seminario a cui hanno partecipato trenta di varie nazionalità giornalisti che coprono la Siria. Non siamo arrivati a una posizione comune: ci sono americani e britannici che pretendono il blackout assoluto e i “mediterranei” (italiani e spagnoli) che optano per la pubblicazione della notizia per avvalorare l’identità degli ostaggi (spesso accusati di essere delle spie). Poi però c’è anche una terza questione: la correttezza delle informazioni diffuse, pubblicare “rumors”, voci, è dannoso. A volte viene fatto in buona fede, altre per manie di protagonismo (“io so questo e lo so per primo”). Non c’è nessun Pulitzer da vincere e niente da dimostrare, quando si tratta una persona solo come una “notizia” si corrono rischi molto grossi, almeno sul piano etico, su quello legale invece vige l’impunità assoluta.

Ti potrebbe interessare
Senza categoria / Donald Trump: "Dio vuole che sia io il presidente"
Senza categoria / Carla: tutto quello che c’è da sapere sul film sulla Fracci (replica Rai 3)
Senza categoria / Regno Unito, il nuovo capo delle forze armate: "Prepariamoci a un'eventuale guerra mondiale entro il 2027"
Ti potrebbe interessare
Senza categoria / Donald Trump: "Dio vuole che sia io il presidente"
Senza categoria / Carla: tutto quello che c’è da sapere sul film sulla Fracci (replica Rai 3)
Senza categoria / Regno Unito, il nuovo capo delle forze armate: "Prepariamoci a un'eventuale guerra mondiale entro il 2027"
Senza categoria / 101% Pucci: tutto quello che c’è da sapere sullo show
Senza categoria / Ferragni di nuovo a Sanremo? Amadeus: “Per me sì”
Senza categoria / Terremoto oggi in Italia 22 gennaio 2024: tutte le ultime scosse | Tempo reale
Senza categoria / Terremoto oggi in Italia 21 gennaio 2024: tutte le ultime scosse | Tempo reale
Senza categoria / Terremoto oggi in Italia 9 gennaio 2024: tutte le ultime scosse | Tempo reale
Cronaca / Foto shock della sanitaria: caposala posta la foto di lei che ricuce un cadavere. Verifiche dell’Asl di Brindisi
Politica / Migranti, Meloni: “Basita per sentenza Catania, pezzo Italia favorisce ingressi illegali”