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No, we can!

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Con “NO, i giorni dell’arcobaleno”, Pablo Larrain porta al cinema la storia del “golpe pubblicitario” che rovesciò Pinochet

Nell’ottobre 1988, rispondendo alle pressioni della comunità internazionale, ma forte della certezza di avere in pugno il paese, il generale Augusto Pinochet accettò di legittimare il proprio governo ultramilitarista per mezzo di un referendum. Confidava nei risultati della crescita economica, in un’opinione pubblica stordita da anni di terrore e repressione, nel controllo rigidissimo dei mezzi di informazione.

Lo spazio per l’espressione del dissenso era di fatto una soglia sottilissima. Dove non arrivavano divieti e censure, intervenivano persuasive minacce, intimidazioni, violenza. All’interno del paese questo invito alle urne era insomma percepito con rassegnazione anche dagli attivisti. Come una farsa, più che la preziosa occasione di rovesciare la dittatura.

La propaganda per il NO partì perciò in un clima di sfiducia e impotenza. Per 27 giorni il governo concesse ai suoi avversari un quarto d’ora di trasmissioni televisive in una fascia oraria molto tarda. Un pascolo coatto in un recinto elettrificato da cui si poteva fuggire solo volando con la fantasia.

Il giovane pubblicitario René Saavedra, coinvolto dal comitato nell’ideazione e realizzazione della campagna elettorale, suggerì di lavorare sul concetto audace, inattaccabile e apolitico dell’allegria, mettendo a tacere il terribile spettro del passato in cambio di un atto di fede nel futuro. Via la rabbia, il dolore, le frustrazioni, la lotta. Insopportabili, difficili da assimilare, e anche poco telegenici.

Vincendo le resistenze intestine di parte della stessa opposizione, contraria a trasformare anni di persecuzioni, torture, sparizioni e morte in un frizzante spot degno della Pepsi che traduceva il latrato di un popolo oppresso in un jingle di stampo yuppy, Saavedra osò attrezzare l’appello al NO di un’arma di cui il regime era completamente sprovvisto: l’ironia.

Su quei ventisette giorni da Davide contro Golia, il regista trentaseienne Pablo Larrain costruisce il terzo atto di una trilogia sul Cile di Pinochet inaugurata da “Tony Manero”, e portata avanti con “Post Mortem”. Nel caso di “NO –I giorni dell’arcobaleno”, nel discorso irrompe la potenza complessa e ambigua dei media e della pubblicità. Perchè, a leggere bene i fatti, al prezzo del sacrificio della propria identità “linguistica”, l’opposizione afferrò per il manico gli strumenti di infiltrazione del colonialismo culturale americano e, facendoli propri, se ne servì per ottenere il più alto dei premi: la libertà di dissentire.

Saavedra era tutt’altro che un pasionario. E la scelta di adottare il suo punto di vista offre a Larrain l’occasione di raccontare con intelligenza ed equilibrio le diverse correnti che attraversarono quella terra di Storia. Se da una parte si stagliava il mostro infame della tirannia, dall’altra si agitavano i sospetti nutriti verso un’attivismo ostinato ma inconcludente come quella moglie che entra e esce dal carcere trascurando il figlio (e, insieme a lui, il futuro); o la composizione mista e difficilmente gestibile di un’opposizione così comprensibilmente massacrata dal passato da ridursi a non sognare più.

La seconda mossa indovinatissima di Larrain si compie sul registro estetico. Attraverso l’adozione di un formato 4:3 e di una fotografia televisiva anni Ottanta, il regista raggiunge infatti il punto di fusione tra la fiction e le immagini di repertorio, creando un dialogo organico e fruttuoso tra le due forze di cui dispone per mantenere sempre viva la partecipazione del pubblico.

Terzo e ultimo colpo: la sensibilità dell’autore (e l’ulteriore prova della sua maturità artistica) agisce in maniera sotterranea sul messaggio attraverso la direzione del cast e in particolare di Gael Garcià Bernal che, nei panni di Saavedra, mantiene a distanza controllata l’entusiasmo e alimenta una forma di alienazione. Pur trionfando nel suo campo e guidando di fatto il paese fuori dal tunnel della dittatura per mezzo della comunicazione non violenta, il pubblicitario spalanca infatti le porte ad una nuova possibile sottomissione al potere dell’immagine, con le conseguenze anche volgari che esso comporta…

No – i giorni dell’arcobaleno è nelle sale dal 9 maggio su distribuzione Bolero Film.

Dal 9 al 16 maggio, grazie all’iniziativa “Festa del Cinema”, sostenuta dalle associazioni di esercenti ANEC, ANEM, ACEC e FICE, ricordiamo che nelle sale convenzionate l’ingresso costerà 3 euro.

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