Misteri d’arte e colpi di scena
Settimana di ritorni, scoperte e misfatti per il panorama dell’arte internazionale
Negli ultimi sette giorni il mondo dell’arte si è movimentato inaspettatamente e, per una volta, ad essere rispolverati non sono stati gli scaffali dei musei ma le storie straordinarie di opere scomparse.
Lo scorso 12 marzo è avvenuto il ritrovamento della pala d’altare di San Pantaleone a Venezia, dipinta da Paolo Veneziano tra il 1335 e 1345 e trafugata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Se la pala è riuscita a tornare in laguna dopo più di 50 anni, lunedì è stata diffusa la notizia secondo la quale l’FBI avrebbe dichiarato, a distanza di 23 anni, di sapere chi fossero gli autori del colpo avvenuto il 18 marzo del 1990 al Boston’s Isabella Stewart Gardner Museum.
Anche se i nomi non sono stati svelati alla stampa, è stata indicata la pista seguita dall’FBI ma soprattutto sono state ricordate le opere trafugate la notte di 23 anni fa, per un valore di circa 500 milioni di dollari. Avvenuto in meno di 90 minuti (il tempo di un match di calcio), sparirono cinque gouaches di Edgar Degas, un paesaggio di Flinck, una statua di bronzo, tre quadri di Rembrandt tra cui un autoritratto, la “Dama e gentiluomo in nero”, e la “Tempesta sul mare di Galilea” ovvero l’unica marina di Rembrandt, “Il concerto” di Vermeer e un antico boccale Cinese di bronzo del 1100 a.C..Un colpo da primato, il più grande oltreaceno nell’ambito delle opere d’arte, degno dei migliori classici della Christie (ovviamente l’autrice letteraria e non la rinomata casa d’aste).
Sempre nella giornata di lunedì, ma stavolta in Inghilterra, è giunta la notizia che un ritratto di Rembrandt donato nel 2010 da lady Edna, moglie del barone di Wych Cross, al National Trust britannic, non fu dipinto da un suo allievo, bensì dallo stesso maestro olandese, trattandosi di un prezioso autoritratto. Quindi dello “stesso sangue” di quello scomparso 23 anni prima dal museo di Boston. Era dal 1968 che si tentava di dare una precisa attribuzione alla tela ma, ormai è chiaro, per i migliori colpi di scena si deve aspettare almeno un decennio.