Sei mesi dopo, Gaza è ancora in macerie
Solo il 5 per cento delle risorse promesse alla Conferenza del Cairo sono arrivate nella Striscia
Sei mesi dopo Margine Protettivo, l’operazione militare portata avanti da Israele nell’estate del 2014, nella Striscia di Gaza è ancora tutto in macerie.
Le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie lanciano l’allarme: la ricostruzione è lenta, quasi inesistente e le condizioni di vita dei palestinesi – a sei mesi dall’ennesima escalation di violenza – sono ulteriormente peggiorate.
Quasi 100mila abitazioni sono state distrutte durante il conflitto. Oltre 14mila sfollati vivono ancora nei centri di accoglienza dell’Onu. Accesso alla corrente elettrica, all’acqua e a scorte di cibo in quantità adeguata, rimane limitato.
La quasi totale distruzione delle infrastrutture e la perdita, solo nel 2014, del 50 per cento dei terreni agricoli, ha peggiorato le condizioni di vita nella Striscia, già rese difficili da 8 anni di chiusura dei confini, prevenendo quindi il libero movimento di persone e merci.
“In questo momento la situazione in Palestina è molto problematica e siamo molto preoccupati circa la possibilità di un nuovo conflitto”, ha dichiarato da James Rawley, coordinatore umanitario dell’Onu per i territori palestinesi.
Un bambino su due presenta una qualche forma di disturbo da stress post traumatico.
(Nel video qui sotto: Dalia, Najwa, Mohammed e Ismail raccontano la loro vita e quella della loro famiglia. Cosa hanno perso e cosa gli è rimasto)
Lo scorso ottobre si era parlato di una “pioggia di dollari” che la comunità internazionale avrebbe stanziato per la ricostruzione.
In effetti al Cairo, alla presenza di 50 fra ministri degli Esteri e rappresentanti delle organizzazioni internazionali, la conferenza dei donatori ha promesso 5,4 miliardi di dollari. Ad oggi, tuttavia, sono stati ricevuti soltanto 300 milioni.
È essenziale mantenere la promessa degli aiuti, avvertono le Ong, tra cui anche ActionAid. La comunità internazionale ha responsabilità che vanno oltre la fornitura dell’aiuto materiale.
Inoltre, l’approccio adottato per la ricostruzione, cosiddetto Gaza Reconstruction Mechanism – una procedura gestita dalle Nazioni Unite che coinvolge autorità palestinesi e israeliane – non è in grado di fornire i materiali.
Un meccanismo poco trasparente, che ha lasciato sul terreno intere comunità senza alcuna informazione sui tempi e consegne dei materiali.
In questi mesi, ActionaiAid ha sostenuto oltre 10mila persone a Gaza, dando la priorità donne e bambini. Ha anche attivato un sostegno psicosociale per migliaia di bambini che devono affrontare il trauma causato dal conflitto attraverso cartoni animati e rappresentazioni teatrali.