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Le radici ca tieni – Parte seconda

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Un documentario consacra la bellezza femminile delle chiome afro, spesso derise o facile bersaglio di crudeli commenti razzisti

Crespi, intrattabili, spugne metalliche. In Brasile i capelli delle afrodiscendenti sono spesso bersaglio di crudeli commenti razzisti.

“Raiz forte” (Radici forti) è un documentario che nasce da un’idea della fotografa Charlene Bicalho, un progetto culturale che abborda il sempre urgente tema del razzismo e lo intreccia stretto alle chiome delle donne di colore.

In quasi trenta minuti, Charlene fruga nei i cassetti delle bambine che cominciano già da piccole ad aggredire i capelli con prodotti chimici e ci accompagna nei saloni di bellezza dove le ragazze supplicano i parrucchieri di disciplinare le loro chiome, svelando così l’importante ruolo sociale che giocano ancora oggi i capelli di una donna, nel contesto affettivo così come nell’ambiente accademico e di lavoro.

Il web documentario è piaciuto talmente tanto agli internauti che anche Ana Esperança, studentessa venticinquenne di cinema, ha lanciato in rete un simile progetto dal titolo “Con che pettine ti pettini?”. Le riprese inizieranno questa primavera e le donne vittime di commenti razzisti contro i loro capelli potranno raccontare le loro storie. L’obiettivo è valorizzare l’estetica nera e promuovere la specificità dell’afrodiscendenza, partendo proprio dalle “radici”.

La lotta al razzismo parte anche dai capelli.

Di seguito la traduzione dei contenuti del video “Raiz forte: Vida Adulta”.

Testimonianza 1: “Sono cresciuta ascoltando solo commenti negativi sui miei capelli, fortunatamente quando è arrivata l’età adulta ho smesso di soffrire. Le persone mi facevano sentire inferiore chiamandomi “poverina”. Bene, potrò anche sentirmi inferiore ma non permetto a nessuno di trattarmi come tale. Sarò anche brutta ma sono una persona forte e intelligente. Io sono fiera della mia identità, so da dove vengo, conosco la storia del mio popolo e so che rappresenta la culla dell’umanità, l’Africa è la madre di tutti i popoli”.

Testimonianza 2: “La mia esperienza con i capelli crespi comincia ben prima dei trattamenti chimici. Già quando ero piccola mia madre aveva difficoltà ad acconciare i miei capelli e durante l’adolescenza, per essere accettata dal gruppo, li ho trattati con prodotti aggressivi almeno quanto i commenti che mi venivano riservati. Da adulta ho detto basta a tutte queste pratiche”.

Parruchiere: “Il capello è uno dei principali fattori dell’autostima”.

Testimonianza 1: “Ci sono ragazze che non ricordano più come erano i loro capelli originalmente perché li piastrano da quando sono piccole e crescono ossessionate dal pensiero che li devono avere lisci a tutti i costi altrimenti sono brutte”.

Parrucchiere: “I capelli che abbiamo fin dalla nascita sono i migliori e non creano problemi se sappiamo prenderci cura di loro”.

Testimonianza 3: “Non c’è niente di male nel piastrare i capelli, non è necessario tenere i propri capelli naturali, ma credo che in questo caso l’atto estetico di piastrarli sia anche un atto politico. Vogliamo assomigliare alle donne bianche e questo è il retaggio della schiavitù, è come se ci sentissimo inferiori. Queste scelte estetiche sono cariche di valore, mi sembra di portare sulle spalle cinquecento anni di storia”.

Testimonianza 1: “I capelli afro hanno bisogno di molta cura, impiegano molto tempo per asciugare ma oggi ho imparato a giocare e a divertirmi con i miei capelli”.

Testimonianza 4: “Oggi è più facile trovare prodotti specifici per la cura dei capelli delle donne di colore, un tempo non esistevano. Ora stanno investendo in linee di prodotto per questo tipo di capelli. Oltre a essere un business, la razza nera è diventata anche una moda”.

Testimonianza 5: “Un tempo spendevo tantissimo per andare dal parrucchiere per farmi stirare i capelli, oggi ho detto basta. Spesso uso dei foulards per sistemare la mia chioma, un po’ come le contadine nelle telenovelas. Quando per pigrizia non ho voglia di prendermi cura dei capelli uso questo che è più pratico”.

Testimonianza 6: “Ci sono donne che mi dicono che vorrebbero raccogliere i rasta in una coda come faccio io ma non possono, il loro capo non approverebbe. Non ci vedo niente di male a portare questa pettinatura sul posto di lavoro. Se tu ti accetti il mondo ti accetta”.

Testimonianza 7: “Quando sei giovane è difficile accettarsi perché si vuole piacere a tutti i costi per sentirsi benvoluti in un gruppo, quando si cresce ci si libera di queste insicurezze. L’età dovrà pur servire a qualcosa, no? Ognuno può fare quello che vuole dei propri capelli: colorarli, lisciarli o raparli a zero. Le radici che contano sono quelle identitarie che ci ricordano chi siamo e da dove veniamo, non tanto qulle dei capelli”.

Testimonianza 8: ” – Come sono i tuoi capelli? – Questa domanda mi ha costretta a guardarmi allo specchio e ho capito che questi capelli erano un imposizione sociale e ho iniziato ad accettarmi. Oggi posso scegliere di essere chi voglio e portare i capelli come mi pare ma senza dimenticarmi delle mie radici”.

Libera traduzione di Elena Prodi

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