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Le intoccabili non vanno a scuola

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In India, tra le comunità dalit, l’abbandono scolastico rimane elevato. A lasciare i banchi sono soprattutto le bambine

La discriminazione nei confronti dei dalit, i fuori casta dell’India storicamente costretti ai lavori più umili, colpisce anche i bambini, sempre più spesso forzati a lasciare i banchi di scuola.

E’ quanto emerge dal Rapporto 2013–14 sull’esclusione in India a cura del Centre for Equity Studies (pubblicato dall’editore Books For Change), che sottolinea come il fenomeno della dispersione scolastica sale in maniera esponenziale soprattutto tra le comunità degli “intoccabili”, come i Valmiki e i Musahar.

I Musahar sono parte della comunità dalit. Vivono principalmente nello Stato di Bihar, uno dei più grandi di tutta l’India e con il più alto tasso di povertà, analfabetismo e mortalità infantile.

La Costituzione che l’India indipendente si è data nel 1950 ha tra gli obiettivi “la creazione di una società senza caste né classi”, un obiettivo rafforzato dalle disposizioni della legislazione in vigore dal 1989 che vieta ogni violenza e ingiustizia contro le caste tribali (The SCs and STs Prevention of Atrocities Act).

Eppure “i mangiatori di topi” , così vengono chiamati i Musahar, sono ancora fortemente discriminati. La loro comunità conta 3 milioni e mezzo di persone, in bilico tra la sopravvivenza e la disperazione. Non c’è abbastanza da mangiare, niente da investire nell’istruzione e nell’assistenza sanitaria: i Musahar vengono sistematicamente bypassati dai sistemi di protezione sociale che sono disegnati esattamente per categorie vulnerabili come quella cui appartengono, ma che risultano fallimentari nel raggiungere i membri di questa comunità.

In particolare il tasso di alfabetizzazione femminile fra i Musahar, è estremamente basso, pari appena al 2%, e raggiunge un picco massimo del 9% quando si considera la comunità nel suo complesso. Meno del 10% dei bambini Musahar studia (mentre un terzo dei bambini dalit in età compresa fra i 5 e i 14 anni frequenta la scuola) e il loro tasso di abbandono scolastico si avvicina al 100%.

All’interno del sistema castale indiano, sono sempre i dalit e in particolare le comunità della “sottocasta” Hindu Valmiki, ad essere impiegati per la pulizia manuale delle latrine pubbliche.

I Valmiki sono alla base della gerarchia sociale indiana, discriminati anche da altre comunità dalit. Un recente rapporto di Human Rights Watch mette in luce la correlazione tra abbandono scolastico e appartenenza alla casta Valmiki: i bambini  addetti alle pulizie delle latrine subiscono discriminazioni ogni giorno proprio sui banchi di scuola, sia da parte delle maestre che dai compagni.

Secondo i dati di Navsarjan, un’organizzazione locale che difende i diritti dei dalit, nel Gujarat, la percentuale di bambini addetti alle pulizie manuale dei servizi igienici che abbandona le scuole è tra il 70 e l’80 per cento. Le più penalizzate sono ancora una volta le bambine.

Anche nei centri Anganwadi, i cortili-rifugi voluti dal governo centrale indiano come parte del programma Integrated Child Development Services (ICDS) per combattere fame e malnutrizione infantile, si verificano spesso episodi di marginalizzazione che hanno come vittime i giovani Valmiki. Episodi che convincono sempre più le famiglie a ritirare i propri figli dagli stessi centri che dovrebbero aiutarli.

Mohammad Ameen, Programme Officer di ActionAid India, sottolinea come “l’attenzione dello stato sia determinante per gli intoccabili, per far crescere i loro livelli economici e sociali”. L’intervento di ActionAid e dell’organizzazione locale DAS ha contribuito in alcune regioni del paese a sensibilizzare famiglie e bambini sui propri diritti, portando subito qualche risultato positivo. Come nel caso di Antarjyami, giovane dalit di 11 anni, figlio di due braccianti che lavorano a giornata nei campi.

Quando distribuivano il pasto a scuola per noi dalit c’era una fila separata dagli altri bambini” ricorda, “non vogliamo più essere discriminati. E per farlo sapere a tutti abbiamo organizzato una marcia. Eravamo più di 200 […]. L’ho fatto per me e per Ranu, la mia sorellina di 7 anni, che è piccola ma ha già subito troppe ingiustizie. Abbiamo attraversato 13 villaggi e siamo arrivati fino a Sandhapur, dove i rappresentanti dei “club dei bambini” di 8 villaggi hanno tenuto un comizio. “Sono molto orgoglioso di quello che abbiamo ottenuto. Insieme possiamo fermare la discriminazione basata sulle caste in India. Insieme possiamo cambiare le cose!”

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