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L’America che vuole sparare

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Gli argomenti (fasulli) di chi è contrario a regolamentare le armi da fuoco

La sparatoria di domenica scorsa a New Orleans, durante una celebrazione della festa della mamma, è l’ultima di una sinfonia di tragedie imperniate sul rapporto malato fra gli Stati Uniti e le armi da fuoco. Columbine, Newtown, Aurora sono solo alcuni esempi di una guerra che l’America sta combattendo contro sé stessa.

Eppure in America – e , soprattutto, nel Congresso- c’è ancora gente che afferma che non ci sia bisogno di regole più severe sulla vendita e il possesso di armi. Solo un mese fa, un disegno di legge fortemente voluto dal presidente Obama, che mirava proprio a introdurre delle (blande) restrizioni in materia, è stato bocciato dopo una snervante operazione di ostruzionismo.

Di fronte a tanta testardaggine, mi sono chiesto se magari non avessero ragione quelli della fazione pro-armi. Nonostante tutto, nonostante sembrasse una follia, era comunque tecnicamente possibile che ci fossero argomenti validi per non regolamentare le armi da fuoco. Forse ero io l’idiota che non li capiva.

Gli ho dato un’occhiata e, no, erano gli argomenti a essere idioti.

Allora. Le argomentazioni utilizzate dal partito “non-toccate-il-mio-fucile” sono molteplici, ma si possono riassumere grossomodo in tre tronconi, lascamente collegati fra loro :

1- Non sono le pistole, è la gente. E’ la linea sposata dagli psicologi da bar quando qualche genitore ansioso gli chiede se Internet (o, a seconda: Facebook/ i videogiochi/ il motorino/ gli yo-yo) è pericoloso: “E’ solo uno strumento, dipende da come si usa.” Parimenti, alcuni alfieri del grilletto obiettano che il problema non sono le pistole, ma la gente cattiva che le usa per commettere stragi. Spesso citano Svizzera e Canada – due paesi dove le armi da fuoco sono diffuse come negli Usa, ma il problema dei massacri a base di piombo non si è mai presentato. Il dato è reale (quantunque episodi violenti si siano verificati anche lì) ma non è chiaro esattamente il perché : sociologi e psicologi si rompono la testa da decenni per cercare una spiegazione convincente. Ma, dopotutto, è così importante? Il fatto è che l’America differisce sia dal Canada sia dalla Svizzera sotto una miriade di aspetti (dimensioni, popolazione, struttura sociale, omogeneità culturale); per usare il lessico pro-armi, in America c’è più “gente cattiva” che negli altri due paesi. Mentre gli studiosi indagano sulla fonte di questa cattiveria, non sarebbe il caso di togliere di mezzo tutte quelle pistole che la rendono più pericolosa? Perché avere una pistola o non averla fa la differenza, orpo se la fa!

Lo dimostra un fatto accaduto qualche giorno fa, di cui probabilmente non avrete sentito parlare, dato l’esito poco significativo. In una chiesa di Albuquerque, New Mexico, uno svitato ha avuto una crisi mistica e al grido di “Falsi predicatori!” ha preso ad accoltellare gente a caso. In pochi istanti l’uomo è stato domato e arrestato; nessuno è morto: il bilancio è stato di quattro feriti non gravi. Cosa rende questa zuffa parrocchiale diversa dalla strage del cinema di Aurora? Risposta: l’assalitore di Albuquerque non aveva un’arma da fuoco.

2- Ci sono troppo poche pistole. E’ l’argomento – e non è arduo capire perché – della National Rifle Association (NRA), lobby delle armi statunitense. L’idea è che le leggi attuali non siano troppo permissive, bensì troppo restrittive: se ogni cittadino americano fosse munito di pistola, i criminali sarebbero dissuasi dallo sparare. 

Tale ragionamento (si fa per dire) è alla base dell’iniziativa lanciata da un liceo del Missouri, che ha obbligato gli insegnanti a prendere lezioni al poligono e li ha incoraggiati a portare un’arma sempre con loro in classe; per certi versi, è anche la ratio di Wikiweapons, sito web lanciato dallo studente texano Cody Wilson, che solo due settimane fa ha fabbricato un’automatica grazie a una stampante 3D prima di caricarne il progetto sul sito affinché chiunque potesse ripetere l’impresa.

Questa tesi è chiaramente una pagliacciata. Una società forgiata secondo questi criteri si trasformerebbe in una mini-Guerra Fredda, dove ogni scaramuccia rischierebbe di trascendere in un mexican standoff tarantiniano ; un Far West, dove ogni errore di valutazione (merce non rara in un paese che stenta a liberarsi dal razzismo – chi ricorda l’omicidio Travyon Martin?) diventerebbe un numero X di cadaveri sul selciato.

Una distribuzione generale di pistole -ed è ironico, visto che i sostenitori dell’NRA sono in genere creazionisti convinti – si risolverebbe in un incubo darwiniano in cui a sopravvivere non sarebbero certamente i buoni, ma solo i più svelti, i meno miopi, i più spregiudicati quando si tratta di uccidere.

3- Libertari e legalitari. Ah, il Secondo Emendamento! Ogni discussione sulle armi non ha senso, risponde il tizio col fucile a tracolla, perché portare le armi è “un mio diritto costituzionale”. Il Secondo Emendamento della Costituzione effettivamente prevede che “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”. La norma fu scritta in un periodo in cui gli Stati Uniti erano appena usciti da una guerra con l’ex madrepatria inglese e il rischio di rappresaglie era concreto, per cui  armare i cittadini fu un’opzione obbligata. Oggi le invasioni britanniche sono piuttosto improbabili,  ciononostante il partito delle pistole dipinge ogni tentativo di introdurre più controlli (che comunque non equivarrebbero a proibire il possesso delle armi) come uno sputo in faccia ai Padri Fondatori.

All’argomento legalitario semplice, spesso si affianca l’argomento più chic dei libertari – cioè quelli che hanno lo stomaco per leggere i tomi di Ayn Rand – per cui le armi da fuoco servirebbero non già a combattere lo straniero, ma a permettere ai cittadini di reagire alle ambizioni dittatoriali del Governo (in questo caso, di Obama).

Sul punto, un’ottima risposta è quella del giornalista radiofonico David Pakman. Per Pakman, il Secondo Emendamento si può leggere in due modi: se si legge da un punto di vista strettamente storico, non ha ragion d’essere, perché il pericolo di invasioni straniere non esiste più; se si attualizza alla maniera libertaria, e il nemico è il governo federale, allora non è chiaro perché ci si limiti a difendere il possesso di armi da fuoco. Dato che il governo statunitense ha a sua disposizione un arsenale nucleare, carri armati e droni, i cittadini non riuscirebbero a difendersi con dei miseri fucili. La provocatoria domanda di Pakman quindi è: “Perché allora non applichiamo sul serio il Secondo Emendamento, e non diamo a ogni americano il diritto di possedere una testata nucleare per difendersi dal governo?”

 

Insomma, nessuna delle tre argomentazioni regge alla prova della logica. Le uniche vere ragioni che animano la fazione dei fucili sono le solite: razzismo, incoscienza e, soprattutto, soldi. Un sacco di soldi, che arrivino dall’NRA sotto forma di finanziamenti alle campagne elettorali, o dagli sponsor pubblicitari, che già si affrettavano a comprare spazi sul sito di Cody lo stampa-armi , prima che le autorità lo obbligassero a rimuovere i progetti della WikiWeapons. Il caro vecchio dollaro d’argento che, tristemente, si trasforma in piombo.

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