Incendi in Amazzonia: cosa sta succedendo veramente
Con gli incendi in Amazzonia si è aperta una vera e propria crisi internazionale e il presidente Bolsonaro teme le eventuali sanzioni punitive. La questione sarà infatti affrontata, per volere del presidente francese Emmanuel Macron, dal G7 che si riunisce oggi, sabato 24 agosto, a Biarritz, in Francia
Dopo la forte pressione internazionale e le mobilitazioni di piazza dei cittadini, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro si è deciso a inviare l’esercito nella regione per aiutare a domare gli incendi che stanno divorando l’Amazzonia.
“La foresta amazzonica è parte essenziale della storia del Brasile“, ha annunciato ieri, venerdì 23 agosto, nella diretta televisiva alla nazione. Il presidente ha inoltre promesso tolleranza zero nei confronti dei piromani: “Noi siamo un governo con tolleranza zero nei confronti del crimine e nel campo dell’ambiente non c’è differenza: noi agiremo in modo deciso per mettere sotto controllo gli incendi”.
Con gli incendi in Amazzonia si è aperta una vera e propria crisi internazionale e il presidente Bolsonaro teme le eventuali sanzioni punitive. La questione sarà infatti affrontata, per volere del presidente francese Emmanuel Macron, dal G7 che si riunisce oggi, sabato 24 agosto, a Biarritz, in Francia.
Nel discorso trasmesso a reti unificate, Bolsonaro ha affermato che gli incendi boschivi in Amazzonia, che “non sono al di sopra della media degli ultimi 15 anni“, non posso servire come “pretesto per imporre sanzioni internazionali” contro il Brasile.
Vari paesi, guidati principalmente dalla Francia, alla vigilia del G7 di Biarritz hanno infatti dichiarato l’intenzione di prendere misure per garantire la protezione ambientale nel paese sudamericano.
La Francia e l’Irlanda hanno minacciato di non firmare l’accordo commerciale Ue-Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay mentre il Venezuela è sospeso dal 2016) perché Bolsonaro, secondo Macron ha “mentito” sui suoi impegni a favore della protezione della foresta amazzonica.
Bolsonaro, a sua volta, ha accusato il presidente francese di “mentalità colonialista”.
Germania e Norvegia contro la malagestione degli incendi da parte di Bolsonaro, invece, hanno sospeso il finanziamento all’Amazon Fund.
Il ministro delle finanze finlandese ha invitato l’UE a prendere in considerazione il divieto delle importazioni di carne bovina brasiliana.
Il presidente della Bolivia, Evo Morales ha chiesto ieri una riunione urgente dei ministri degli Esteri dei Paesi che integrano l’Organizzazione del Trattato di cooperazione amazzonica (Otca), la cui convocazione sembra però essere difficile perché alcuni dei membri si rifiutano di partecipare per non trovarsi accanto ai rappresentanti del governo del Venezuela.
Partecipando ad una cerimonia militare, e mentre una regione sud-orientale boliviana è in emergenza per almeno tre grandi incendi Morales, riferisce l’agenzia di stampa Abi, ha dichiarato: “Approfitto di questa opportunità per rivolgere un appello ai Paesi membri dell’Otca affinché si possa discutere non solo della congiuntura, ma anche per prepararci al futuro e per vedere come possiamo proteggere la nostra Amazzonia e la biodiversità”.
Nel suo intervento il capo dello Stato boliviano si è rammaricato, in allusione, ma senza citarlo, al Venezuela, che “alcuni Paesi dell’Otca mostrino meschinità e rifiuto di convocare la riunione” e “cerchino per questo pretesti riguardanti divergenze ideologiche”.
L’Otca, creata nel 1995 e la cui sede è in Brasile, è una organizzazione intergovernativa integrata da otto Paesi: Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perú, Surinam e Venezuela.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è dichiarato disponibile ad aiutare il leader brasiliano. “Ho appena parlato con il presidente Jair Bolsonaro. Le nostre prospettive commerciali sono entusiasmanti e il nostro legame è forte, forse più di sempre. Gli ho detto che se gli usa possono aiutare il Brasile con gli incendi dell’Amazzonia, siamo pronti ad assisterli!”, ha twittato Trump.
Il capo indigeno dell’Amazzonia, Raoni Metukire, ha chiesto, invece, aiuto alla comunità internazionale per “far andar via Bolsonaro il più presto possibile”.
Durante la trasmissione del discorso televisivo del presidente brasiliano si sono sentite “paneladas” (proteste battendo pentole) in varie zone di San Paolo, Rio de Janeiro e altre città brasiliane, al termine di una giornata segnata da proteste contro la politica ambientale del governo in tutto il paese.
A San Paolo, sull’Avenida Paulista -arteria principale del centro della metropoli, e sede tradizionale delle contestazioni di piazze- decine di migliaia di manifestanti si sono concentrati e hanno bloccato il traffico, prima di sfilare verso la sede dell’agenzia di protezione ambientale Ibama.
A Rio, i manifestanti hanno attraversato il centro della città da Cinelandia alla sede della Banca di sviluppo (Bndes), bloccando il traffico in varie strade e ripetendo slogan contro Bolsonaro e il suo ministro dell’Ambiente, Ricardo Salles, il cui impeachment è stato chiesto al Supremo Tribunale Federale (Stf) dal partito Rete di Sostenibilità, la cui leader, Marina Silva, è stata ministra dell’Ambiente del governo di Luiz Inacio Lula da Silva e si è allontanata dal gabinetto perché insoddisfatta dalla politica di protezione della foresta amazzonica.
Il fumo prodotto dagli incendi che stanno divorando il “polmone del mondo” in questi giorni è ben visibile dallo spazio. Il 20 e 21 agosto il satellite Sentinel 3, del programma europeo Copernicus, e il satellite Suomi della Nasa, hanno catturato le impressionanti immagini dallo spazio.
La foto di Suomi mostra il fumo e gli incendi che si estendono per diversi stati brasiliani, tra cui quelli di Amazonas, Mato Grosso, e Rondonia. “Non è inusuale vedere incendi in Brasile in questo momento dell’anno – scrive la Nasa sul suo sito – per via delle alte temperature e della poca umidità. Il tempo ci dirà se quest’anno si è segnato un nuovo record o si è entro i normali limiti”.